CAPITOLO VI. Rapporti di Innocenzo X con Venezia. - Lo Stato Pontificio. -Morte del Pontefice. 1. Innocenzo X era sempre stato un buon italiano. Quando foce ritorno dalla sua nunziatura di Spagna, il suo amore alla patria scoppiò in modo irresistibile. Benché giunto a Roma di notte, corse tuttavia subito alla finestra del suo palazzo per ricrearsi del suo ritorno in patria, all’aspetto di piazza Navona e del Pasquino.1 Come italiano sentiva profondamente il duro dominio degli Spagnnoli in Napoli, ma durante i torbidi del Irti7 e 1648 fu prudente quanto bastava, per non lasciarsi attirare in un'impresa • he, invece degli Spagnuoli, avrebbe procurata la supremazia in Italia dei Francesi sempre inquieti, sempre malfidi, e in procinto 'li aumentare la loro potenza.* Ma come italiano seppe apprezzare tìn dall’inizio del suo pontificato l’importanza della repubblica veneziana e il valore che aveva per la Santa Sede il buon accordo con quest’unica potenza rimasta ancora indipendente. La nomina di papa Pamfili era stata salutata a Venezia con »•ntusiasmo,* ma il governo pretese, come pregiudiziale per il ristabilimento di buoni rapporti, che sotto l’affresco « Barbarossa e Alessandro III » nella Sala Regia, venisse di nuovo applicata quell’iscrizione in lode di Venezia, che era stata levati* sotto Crbano VIII per il suo contenuto antistorico.* A ciò veniva in ' enezia attribuito tanto valore, da farne dipendere l’invio d’una 1 Vedi la * Relazione di (.1. Giustiniani del 10 ottobre 1650 (Archivio di Stato in Venezia) usufruita in Jotti 11 66. * Cfr. sopra p. 66. * Vedi 1' Mnùo del 24 settembre lt>44. Arck. /¡am. Ili 17. * Cfr. la presente Opera, voi. XIII. p. 730.