Cristina e l'aristocrazia romana. 355 Essa voleva godere in piena libertà il nuovo mondo di Roma nel quale era entrata a 29 anni, e non soltanto, voleva conoscere le feste ecclesiastiche1 e le cose rimarchevoli deU’etema città, le sue chiese, santuari e chiostri,* le sue opere d'arte e i suoi dotti, ma anche tutto il resto che poteva offrire questo unico icntro della coltura barocca contemporanea: ricevimenti fastosi, spettacoli, concerti, tornei e mascherate. La società romana, tanto la nobiltà come l’alto clero, fecero di tutto per festeggiare l’ospite illustre. L’orgoglio di Cristina, già grande di per sè, doveva ancora crescere in seguito agl’incensamenti che le furono fatti con meridionale esagerazione. Ovunque apparisse, la si salutava con iscrizioni, discorsi e poesie. Alla Propaganda gli alunni la salutarono in 22 lingue. 11 gesuita Atanasio Kircher le fece il presente di un piccolo obelisco che conteneva un’iscrizione in sua lode in 23 lingue. Simili onoranze le furono tributate anche dall’Università.* La si celebrò col coniare numerose medaglie.4 La sua visita sul Campidoglio venne eternata coll’affiggere colà il suo ritratto con un’iscrizione.* Durante il carnevale del 1656 le feste che vennero date in suo onore furono interminabili. I Barberini organizzarono nel cortile del loro palazzo, presso Quattro Fontane, un carosello a cui assistettero la regina coi cardinali Retz, Imperiali, Azzolini •• Borromeo. In questo trattenimento, che Salvator Rosa descrisse in un quadro che si può vedere ancora oggidì nel suddetto palazzo, vennero rappresentati tornei di cavalieri ed amazzoni (nobili romani travestiti) di cui parlava tutta Roma. Un’opera musicale « la vita umana » data pure dai Barberini, mostrò scenari incantevoli; »egli intermezzi vennero dati balletti. Se non più splendide, tuttavia ancora più lusinghiere, furono le rappresentazioni che diede l'umilio Pamfili nel suo palazzo al Corso, nelle quali venne recitato un poemetto composto dal principe sulla rinunzia al trono *li Cristina. Xel palazzo dell’ambasciatore francese, Cristina assi- l’ianto dirottamente in mia presenza. L’ho lasciata assai serena ». ( hiij. C. Ili <>3 jiag. 31. Biblioteca Vaticana. 1 * * Alla cappella della Candelora (2 febbraio 1056). la Segins intervenne a vedere tutta la funzione e stette fuori dei cancelli in una trabucca preparatavi a posta. Note di G. Pelaehi nel Val. 8414. B i b 1 i o t e c a V a-tictnai. 1 Cfr. il permesso papale per la visita delle chiese e conventi nel liull. XVI 105, s. 108. ’ Vedi la * Relazione di T. Suidoni del 22 gennaio 1656, Archivio ‘1 * Stato in M o d e n a ; gli * -1 wi*i del 25 gennaio 5 e 26 febbraio 1656, •Vlchivio segreto pontificio; Gcaldo 229; Oracert 11 89 s.; ‘ t-VRETTA 35. Nel Cod. Regin. 1463: *«Christinae Suecoruin regina« laude* *ive concordia linguarum collegii de Prop. fide ». Biblioteca Vaticana Cfr. la * raccolta di poesie, ivi, Cod. 2021. * Vedi Bildt, Le* médaUle* Romain** de Christine de Suède, Rome 1908. * Gkacert II 99, Borboni Beile utatut; 525 s.