Antonio Macedo a Stoccolma. 343 un culto determinato ed una fede rigidamente determinata. Dopo «vere esaminato fin nei dettagli tutte le religioni, nessuna alla fine le parve quella giusta. Per un certo tempo essa volle accontentarsi «li vivere esteriormente secondo la religione del paese e tranquillare la sua coscienza coll’attenersi alle prescrizioni della religione e della morale.1 Ma in ciò non trovò pace durevole, poiché il suo nobile cuore aveva sete della verità. In ardente preghiera essa si rivolse a Dio per esser illuminata. « Tu sai, essa esclama nella -uà autobiografia, quante volte in una lingua ignota agli spiriti comuni invocai questa grazia e promisi di obbedirti, mi costasse anche la vita e la felicità».2 Ed ecco la Provvidenza disporre che essa incontrasse lilialmente gli uomini capaci di sciogliere i suoi dubbi. Nel luglio 1050 venne a Stoccolma, come cappellano dell’ambasciatore portoghese Finto Pereira, il gesuita portoghese Antonio Macedo. Pereira, che non conosceva lo svedese, nelle sue trattative con Oliatina si serviva come interprete del suo segretario. Quando il segretario ammalò, Macedo ne fece le veci. La regina comprese subito che innanzi a questo intelligente e fidato personaggio poteva aprire il no cuore, ma sapeva anche molto bene che in caso della scoperta del suo proposito essa metteva in giuoco la corona, anzi la sua vita. Essa dovette perciò procedere con estrema prudenza e masima cautela. Per tenere più nascosta che fosse possibile tale 1 "*a, essa trattava con Macedo anche nelle udienze di Pereira, il (piale certamente si stupiva dei lunghi colloqui negli affari più inplici e colle brevi relazioni del suo interprete: ma si accontentò iella dichiarazione che la regina gli frammischiava delle questioni letterarie, tanto più che in tal modo egli sperava di favorire i suoi negoziati diplomatici. Comunque il contatto con Macedo era molto ostacolato e non prometteva di essere duraturo. Affidare una cosa di tale importanza alla posta parve a Cristina molto pericoloso.* Essa pregò, perciò, Macedo di recarsi a Roma per svelare al generale dei Gesuiti la sua inclinazione per la religione cattolica ed ottenere da lui l’invio di due padri a Stoccolma i •piali però dovevano essere italiani, perchè questi non sarebbero stati facilmente riconosciuti in Svezia. Quando tutto era pronto sorse un inatteso ostacolo nel fatto che ' ambasciatore rifiutò a Macedo il permesso di partire, ma l’astuzia femminile seppe trovare una via d’uscita. Maccdo doveva partire segretamente, ma ufficialmente la regina ebbe l’apparenza di 1 Vedi la * Relazione di (laaati (Archivio il i Stato in Mode-» a) nelTAppeudice n. 3; Pallavioxo I 343 Orauert II 34 ». * Vedi Akckxnholtz III 210 nota. * Vedi la ’Relazione del Maline» nell’JreA. Stor. Rom. XXXIII 254.