Soppressione dei piccoli conventi in Italia. 137 la quale intendeva rimediare, nella misura del possibile, ai danni della guerra dei Trentanni col rinnovare e curare la vita sacerdotale; non si arrivò tuttavia alla conferma canonica; la congregazione venne favorita dal nunzio di Colonia Sanfelice; e dal principe elettore di Magonza, Giovanni Filippo da Schonborn.1 Per la Compagnia di Gesù, immediatamente prima della elezione del nuovo generale Vincenzo Oarafa, fu revocato il 1° gennaio Iti Hi il Breve, secondo il quale, ogni nove anni si doveva convocare una congregazione generale, e la durata in carica dei superiori, fatta eccezione dei maestri dei novizi, veniva limitata a tre anni.2 Un grave guaio per l’Italia era che vi fossero troppi conventi, i quali, in causa del numero esiguo dei loro membri, non corrispondevano più al loro scopo. Su tale argomento il papa fece assumere esatte informazioni e per tale affare istituì una propria congregazione.3 Nel 1619 si era cominciato con le riforme.4 Dopo che nel 1650 e 1651 furono abolite parecchie congregazioni, fra cui quella dei Chierici popolari del Buon Gesù, che contava più solo dieci membri,5 il 15 ottobre 1652 fu emanata una bolla che dispose per l’Italia l’abolizione di quei conventi i quali per il numero esiguo dei propri membri non potevano più corrispondere all’intenzione dei loro fondatori; i loro beni dovevano essere devoluti per parte dei vescovi ad altri scopi pii.8 Questa misura era senza dubbio giustificata, ma dispiacque tuttavia ai governi italiani, le cui tendenze politico-ecclesiastiche li avevano immischiati in molte contese col papa.7 Le repubbliche di Venezia e Genova fecero aperta resistenza. Si verme perciò a delle controversie assai animate. All’ambasciatore di Genova il papa arrivò a dire che per la repubblica la riforma dei conventi era indifferente ma che essa tendeva soltanto a rendersi indipendente sul terreno ecclesiastico, come aveva fatto una volta Enrico VIII in Inghilterra. Quando di fronte a ciò l’inviato ricordò la « tradizionale pietà » dei Genovesi, Innocenzo X lo interruppe con le parole: « Quale pietà? Noi 1 Vedi Hundhausen nel Freib. Kirehenlex, VI 185 s. * Bull. XV 436. 3 Vedi Bull. XV 647; De Rossi, ’Istoria, Val. 8873. Biblioteca Vaticana. Qni appartiene anche la * « Relatione dello stato della religione de’ chierici regolari Teatini fatta l’anno 1650 ».Archivio dei Teatini in Roma Cass. 38, compilata in seguito alla bolla del dicembre 1649. 4 Vedi Deone, * Diario, 1649, Cass. XX III 21 della Biblioteca Casanatense in Roma. * Vedi Bull. XV 372, 670 677 ss. * Vedi ivi 696 ss. Cfr. Arch. Rom. XXXII 218. 7 Cfr. Berchet II 136, 152 s. Sul conflitto col nunzio in Firenze vedi Reumont, Toscana I 515. Circa Genova vedi Riv. Europea 1878, V 692. \ edi anche * Cifre al Xuntio di Torino del 1645 nella Nuiiziat. di Napoli 39 A. Archivio segreto pontificio e il * Breve al duca Carlo Emanuele del 18 settembre 1649, Epist. IV—VI, ibid.