240 Innocenzo X. 1044-1655. Capitolo V. Peggio fu che il successore di Roose alla presidenza del coum-gl io di Stato, D’Hovyne,1 navigasse totalmente nelle acque del cesaro—papismo e sapesse tirare dalla sua anche l’arciduca.1 Leopoldo Guglielmo aveva istituito per la faccenda della Bolla una commissione composta dei conti Fuensaldafia e Schwarzenberg e dal segretario di stato Navarro;* più tardi vennero ancora aggiunti il vescovo di Anversa e il vescovo nominato di Ypres, il cancelliere del Brabante, Kinscot, come pure D’Hovyne e Bereur del consiglio di Stato privato.4 Caratteristico è che alla fine vi ottennero seggio e voto lo stesso Boonen e il vescovo di Gand.6 Ben presto vi si rivelò anche l'influsso del cesaro-papismo e del giansenismo. Un decreto dcll’arciduca concede bensì ai prelati del paese l’assistenza secolare nella pubblicazione della Bolla e ne vengono inculcate le disposizioni e comminate delle pene per i contravventori; ma ciò avviene in forza dell’autorità statale e tanto l’ordine che le pene devono valere per tutti; dunque anche per il clero, in contrasto coll’immunità ecclesiastica. Una lettera ai vescovi li invita a far promulgare ed osservare al 20 marzo la Bolla, per il che sarà loro concessa l’assistenza del braccio secolare. Qui vien detto esplicitamente che nella Bolla di Urbano Vili non si debbi» riconoscere la clausola per la quale è sufficiente la sua pubblicazione in Homa; il Re insisterà per la correzione del libro del Gian-sonio, affinchè possa venire ripubblicato e i vescovi non dovranno tollerare nulla contro il prestigio di Agostino e dei Padri. I consiglieri di Stato con un terzo decreto ricevono l’ordine di affiggere la bolla, di prestare assistenza ai vescovi e di denunciarli all’arci-duca, quando non facessero il loro dovere.* Secondo questi abbozzi, dunque, la Bolla non aveva alcun valore senza la pubblicazione da parte dello Stato; non viene osservata l'indipendenza del clero dai tribunali civili e l'intervento in favore di Agostino offriva ai giansenisti il pretesto di tener fermo alla loro dottrina, nonostante tutte le proibizioni papali, poiché secondo quanto affermavano, essa altro non era che la dottrina di Agostino. A Roma già da lungo tempo si seguiva con diffidenza il corso delle cose in Fiandra. Alla fine del 1647 si diede bensì al Bichi l’istruzione di procurarsi l'assistenza del braccio secolare, ma * Sulla (orma del nome vedi Biogr. hoI. de Belgique IX 563. * •• quale [Hovyne) emendo in credito appresso di S. A. gli fa creder qu^ che vuole» (Bichi il 16 settembre 1651 loc. cit.). Horyne fece educare suo figi'*’ • Toamai in casa del canonico Proni in 1. nipote del professore: il àglio ave»» già tenuto un discorso per Giansenio (• Bichi al nunzio di Madrid il 12 settembre ISSI. ivi). * Bichi 3 novembre 1650. ivi. * Bichi 12 gennaio 1651. ivi. * Bichi il 25 febbraio 1651. ivi. * Allegati alla lettera di Bichi a Parafili del 25 febbraio 1651. ivi.