106 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo III. rante questo tempo appagò talmente il vizio del giuoco, che perdette tutti i suoi averi. Caduto nella massima miseria dovette alfine guadagnarsi il vitto come manovale nella costruzione del convento dei Cappuccini in Manfredonia. Tale umiliazione unita all’esempio dei Cappuccini lo portarono allaresipiscenza. Egli entrò nel loro ordine, ma il riaprirsi di una ferita al piede, per cui già prima era stato nell’ospedale di S. Giacomo, costrinse i superiori a licenziarlo. Allora si recò per la seconda volta al menzionato ospedale, nel quale dopo la sua guarigione, tenne per quattro anni diversi uffici. Durante questo tempo ebbe grande contatto con Filippo Neri e si decise di nuovo ad entrare fra i Cappuccini. Poiché la sua ferita si aprì di nuovo, si dovette ancora una volta licenziarlo. Tornato nuovamente nell’ospedale di S. Giacomo; ricoprì ivi l’ufficio di maestro di casa. 11 freddo trattamento degli ammalati da parte degli infermieri, cui dovette assistere, destò in lui il pensiero di fondare una società di infermieri, che solo per amore di Dio si prendessero cura dei poveri fratelli sofferenti. Onde poter prestare ai malati non solo aiuto corporale, ma pure spirituale, l’associazione doveva comporsi di preti e di laici. Camillo perciò sebbene trentaduenne si decise a studiare e nel 1584 fu ordinato prete ; egli ricevette il posto di cappellano alla piccola Chiesa di S. Maria dei Miracoli a piazza del Popolo. Ivi fondò, con alcuni che ne condividevano il sentimento, un’associazione di infermieri. Il Cardinal Cusani, il protettore dell’ospedale di S. Giacomo, non l’approvò come neppure Filippo Neri ; essi desideravano di conservare al menzionato ospedale, la preziose attività di Camillo. Restando questi fermo nel suo proposito, Filippo Neri rinunziò all’ulteriore direzione spirituale del suo penitente e lo indirizzò ad un altro padre dell’oratorio. Camillo accettò questa prova con grande sottomissione e proseguì nella sua opera, sebbene impedito di nuovo da un’infermità. Dal lombardo Pompeo Barattelli ricevette egli una casa in Via delle Botteghe Oscure 1 che .non era esposta all’inondazione del Tevere, come quella che aveva sinora abitato. Nell’anno 1585 vi si trasferì assieme ai suoi compagni. Camillo ora aggiunse ai doveri degli ascritti alla sua unione ancora l’obbligo di apprestare agli ammalati delle case private l’assistenza corporale e particolarmente spirituale nell’ora della morte. La carità pronta sino al sacrificio con cui Camillo e i suoi compagni adempivano questo ufficio, procurò loro presso il popolo l’onorifico nome di « Padri della buona morte ». Da due anni Camillo de Lellis svolgeva la sua attività, allorché la sua congregazione per interposizione del cardinale Laureo ricevette l’approvazione pontificia. Nel breve emanato da Sisto V 1 Cfr. Amici, .1 lem,, slor. 14 s., 16.