88 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo II. vati solo di piccole tasse. Furori fatti al papa i più svariati progetti, fra i quali alcuni di una natura tutta straordinaria.1 Si narra, che egli non disprezzasse neppure il consiglio di finanzieri ebrei1 come del resto probabilmente per ragioni di commercio, si mostrò molto favorevole agli ebrei e restituì loro la maggior parte dei diritti nello Stato pontificio ad essi tolti da Paolo IV e Pio V.* Principali consiglieri del papa nelle questioni finanziarie furono i tesorieri della Camera. Egli affidò questo posto importante dapprima al genovese Benedetto Giustiniani, il quale si dimostrò così abile, che fin dal 17 dicembre 1586 gli veniva conferita la porpora. Lo stesso onore venne tre anni più tardi conferito al suo successore Guido Pepoli, che nel 1590 fu sostituito da Bartolomeo Cesi.4 l’Ufficio di tesoriere della Camera faceva parte degli uffici acquistabili. Sotto Gregorio XIII Rodolfo Bonfiglioli se lo era acquistato per 28.000 scudi romani, Giustiniani dovette pagarne 50.000, Pepoli 30.000 scudi d’oro; Cesi, sebbene le entrate fossero state diminuite della metà (5000), dovette di nuovo pagarne 50.000. Anche il camerlengato nel 1588 diventò acquistabile, ed il cardinale Errico Gaetani dovette sborzare per quello 50.000 scudi.6 E non solo fu elevato il prezzo degli uffici, ma la vendita fu estesa pure a posti, che sin’ora erano stati concessi gratuitamente. Ciò avvenne fra l’altro con l’ufficio di sollecitatore della Camera, come pure per numerosi posti di notaro e fiscale. Anche qui dovettero in parte venir versate grandi somme.6 Per l’ufficio 1 Vedi il passo dalle Memorie presso Ranke, Pdpste IIP, 73. Cfr. la * Relazione di C. Capilupi del 18 settembre 1585, Archivio Gonzaga in Mantova. Una* lettera di Sisto V al tesoriere Giustiniani, data da Montecavallo 1585, giugno 23, tratta d’un certo Vincenzo Badalocchio, il quale voleva procurare del danaro, « senza imponere gravezza e senza far torto a nessuno ». Orig. nella collezione di Pietro Pieri in Roma, ora venduta all’incanto. a Una gran parte ve l’ebbe specialmente il portoghese Giovanni Lopez v. * Avviso del 9 ottobre 1585, TJrb. 1053, p. 439, Biblioteca Vaticana. Hoffmann, Missionsinstitut, 223. 3 Vedi Bull. VIII, 786 s. ; De Maulde, Les Juifs dans les ékits du St. Siège (1886) 45; Rieger-Vogelstein II, 178 s. ; Rodocanachi, St. Siège et les Juifs (1891) 64, 187 s. 231; Giorn. IAgust. 1888, 263 s. Cfr. anche le dichiarazioni di un cronista ebreo neìYEmek Habacha di R. Joseph ha Cohen, Leipzig 1858, 127, edito da M. Wiener ; i Capitoli e Riforma delli Banchieri Hebrei (« ridotta a 18 % l’anno »), dat. Prid. Non. Jan. Ann. IV, nei Bandi V, 10, p. Ili, Archivio segreto pontificio. 4 Vedi Moroni LXXIV, 292 s. ; Garampi 333 ; Martinori 28. 6 Vedi Moroni VII, 81, LXXXVII, 91. 6 Vedi lo specchio nelle * Entrate e spese della Sede Apost. sotto il pontificato di Clemente Vili, Barb. LV, 51, Biblioteca Vaticana. È questo quel manoscritto intorno alle finanze romane, che Ranke (Pdpste 18, 304) cita senza segnatura più precisa e collo sbaglio di stampa che si ripete pure nelle edizioni più recenti, « Klemens VII ». Correzione d’una indicazione