368 Sisto Y. 1585-1590 — Libro I - Capitolo VI. di una tale evoluzione non si vede ancora, poiché accanto alla codardia di molti principi cattolici il pericolo sarà accresciuto ancora da altri motivi, particolarmente per la corruzione dei capitoli cattedrali, i cui membri o sono di sentimenti protestanti o moralmente guasti per cui scelgono vescovi di pari sentimento. Nessuna meravigha, se in opposizione ai tempi precedenti non si guarda già alla capacità, virtù e intemeratezza del candidato, ma alla sua capacità pohtica ed amministrativa spesso si fanno pure guidare dalla speranza, che esso lascierà vivere ciascuno a suo modo. Gli aspiranti alle sedi vescovih non pensano alla necessità del celibato, o di altre virtù dello stato ecclesiastico, non a quella di reggere le loro diocesi come veri pastori, ma solamente a godersi le rendite e i diritti di principe. Inoltre si aggiunge, che nelle poche case principesche restate cattohche non si trova quasi nessuna persona che sia adatta per venire in possesso di una Chiesa cattedrale. Così il cardinale Andrea di Austria come figlio di Filippina Welser non può sostenere la prova degli avi, mentre il Cardinal Albrecht si occupa più degli affari spagnuoli che di quelli tedeschi. Per conseguenza vengono in questione solo i principi di Baviera. Riescono sfavorevoli anche le difficoltà, che si preparano in Roma all’unione di più vescovati in una sol mano, come pure la compra dei voti usata apertamente dai protestanti con i canonici. Di alto interesse è l’esposizione di Minucci su gli ostacoli alla riforma e restaurazione cattolica nelle stesse diocesi del sud, i cui vescovi erano restati ancora cattolici. « In alcune, dice egli, gli imbarazzi vengono dai principi vicini, in altre dalla disposizione dei sudditi, in altre dalla freddezza dei propri vescovi, in altre in fine dai capitoli stessi, i quah dopo aver legato l’autorità vescovile con illegittimi capitolati elettivi non voglion sentire di riforme e con il loro capo non si accordano in nessuna opera buona. Per la prima categoria servano come esempio Spira, Vor-mazia e Basilea, dove nonostante l’eccellenza dei vescovi e dei capitoli, la potenza e l’audacia del conte palatino là, e dell’eretico di Svizzera qui è così grande, che si deve guardare da ogni innovazione, per non dar loro occasione di divorare quel poco, che ancora resta di territorio o di potestà ecclesiastica in queste diocesi. La disposizione dei sudditi impedisce il risultato principalmente nei vescovadi di Franconia, dove i vescovi, poiché l’aristocrazia generalmente è del tutto eretica, spesso non osano presentarsi con progetti che sarebbero molto utili per il servizio di Dio; se il vescovo di Wurzburg ultimamente ha visitato con tanto vantaggio il suo stato, non può dirsi, che egli abbia convertito un solo nobile ». « L’ignavia e debolezza dei vescovi, vien detto inoltre da Minucci, può osservarsi in quello di Colonia, Magonza, Augusta, ed in molti altri, sebbene circa il primo, a causa della guerra continua non è ancora possibile di dimostrare, quello che egli