Espressione di odio e calunnie contro il papa defunto. 409 loro mano gli Spagnuoli. Tale notizia si può ritenere per vera se si leggano le infami calunnie, che i rappresentanti di Filippo II, Olivares e Sessa, trasmisero a Madrid. Così in esse vien detto contrariamente al vero, che il papa era morto senza essersi confessato. 1 Fra la gente sciocca corsero assurde dicerie, che scrittori di Avvisi, i quali non avevano dimenticato il procedere di Sisto V contro la loro classe, diffusero all’estero.2 Agli sforzi del Conestabile Colonna, e di Mario Sforza, che furono incaricati dal Collegio cardinalizio di calmare la popolazione, riuscì di salvare la statua nel palazzo dei conservatori e di impedire maggiori disordini. Si appagò il sentimento degli esaltati 1 Contro Brosch, che sostiene (I, 299) che Sisto V sia morto di certo senza essersi confessato, Vast nella Berne critique 1880, 326 s. ha già fatto valere, che per questo non vi sono delle prove sufficienti. Brosch semplice-mente ripete la calunnia dell’ambasciatore spagnuolo (v. Hübner III, 517), la quale si trova pure in un dispaccio, da lui non precisato più esattamente, del marchese Muti, ambasciatore del duca di Savoia, il quale giudica altrettanto parzialmente quanto gli ambasciatori di Filippo II, e conclude enfaticamente: Il papa indiscutibilmente più grande, che la Chiesa ebbe dopo quasi 300 anni e che il mondo ha visto d’allora in poi, è morto in suprema impoe-nitentia. Che Sisto V si sia realmente confessato, è invece confermato dalla * Relazione di Brumani a Tullio Petrozani, in data Roma 1590 agosto 27, Archivio Gonzaga in Mantova. Che Brumani riferisca coscienziosamente, risulta da quanto segue: siccome egli aveva pure riferito che il papa si era comunicato, egli si affretta di rettificarlo nella sua * Lettera del 1° settembre 1590, al duca di Mantova. In questo scritto Brumani sfiora pure le voci sparse dai nemici del papa intorno le sue ultime ore, di fronte alle quali egli rileva: La verità è che si confesso’ et me lo giura Aldobrandino (peni-tenziero maggiore), ma per il catarro non si puote comunicare et in un tempo perse li sentimenti onde viene calumniato ecc. (Archivio Gonzaga in Mantova). Anche una * Relation, ora conservata nell’A rchivio capitolare in Modena, riferisce che Sisto V non potette ricevere la santa comunione « rispetto al molto catarro che in un tratto jgli soprabondò ». La notizia, già in sè inverosimile, dell’impenitenza di Sisto V, non l’osa ripetere nemmeno l’autore a lui tanto avverso degli * Annali Sixtus V, nel Cod. K. 6 della Biblioteca Valliceliana in Roma. Ugualmente certo è, ohe la voce tosto sorta, (v. quanto dice Maisse nella Berne des quest, hist. XL, 42) che il papa sia stato avvelenato dagli spagnuoli, era falsa. Benché Hübner (III, 517) l’abbia già stabilito, pure questa notizia fu ripetuta por vera, ancora da Robiquet. Lewin (Die Gifte in der Weltgeschichte, Berlino 1920) la ricusa invece (p. 514); egli crede che il papa sia morto d’una malattia cerebrale. 2 Vedi 1’* Avviso del 29 agosto 1590, che incomincia con le seguenti parole: Placatus est Dominus ne faceret malum et miseratus est populo suo ! (Urb. 1058, p. 437, Biblioteca Vaticana). Cfr. insieme a questo Hübner IL 377 n. Lo stesso scrittore d’avvisi riferisce ancora il 5 settembre 1590: * Si dice hora che Sisto V havesse un spirito domestico chiamato Dante et che da quello sia stato ingannato circa il tempo che doveva vivere in Pontificato ! (Urb. 1058, p. 450). Le dicerie dei romani son ripetute dall’informatore del duca d’Urbino, Gratioso Gratiosi, nella sua * Lettera del 29 agosto 1590, Archivio di Stato in Firenze, Urbino p. 145.