364 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo VI. Se anche Wolf Dietrich nei territorii degli Asburgo a lui spiritualmente sottoposti, promosse in simil guisa la restaurazione cattolica, pure nel suo proprio principato non osò di proseguire per la via così decisamente battuta, allorché con questa furono minacciate le sue entrate, come nelle miniere circostanti. Qui si vide che in lui il principe civile aveva il sopravvento sul pastore spirituale.1 Molto presto Sisto V a mezzo del suo segretario di Stato e dei nunzi fece presenti ai vescovi tedeschi i doveri loro assegnati con la bolla 20 dicembre 1585.2 Si dovette a tale pressione se durante lo stesso anno 1589, alla fine del quale scadeva il primo periodo, non meno di dieci vescovi dettero la loro relazione a Roma. A causa delle critiche condizioni della Germania, delle non piccole difficoltà di viaggio tutti, ad eccezione del vescovo di Laibach, Giovanni Tauscher,3 inviarono dei rappresentanti. Così Andrea Jerin di Breslavia, Martino Medek di Praga, Stanislao Pawlowski di Olmiitz, Ernesto Mengersdorf di Bamberga, Marquardo von Berg di Augusta, Martino von Scaumberg di Eichstätt, Cristoforo Bla-rer von Wartensee di Basilea, il conte Giovanni von Manderscheid di Strasburgo e Volfango von Dalberg di Magonza.4 Con un po’ di ritardo adempirono nel 1590 il dovere di dar relazione anche Giulio Echter di Würzburg, Ludovico Madruzzo di Trento, il patriarca di Aquileia Grimani, Giorgio di Schönenberg di Vormazia, Giovanni di Schönenberg di Treviri, il vescovo di Trieste ed infine anche il principe elettore di Colonia Ernesto di Baviera.5 Sisto, che aveva avvertito ripetutamente quest’ultimo, non vide più l’arrivo del rappresentante di Colonia. 6 Presso i vescovi di Ungheria il papa non potè ottenere che essi adempissero in persona il loro dovere della visita « ad limina » od inviassero uno dei loro; egh dovette contentarsi dell’informazione del loro procuratore romano Dio-talevi. 7 Con le relazioni dei vescovi il papa ebbe particolari cognizioni per giudicare con quale spirito ed in quale ampiezza essi concepissero i doveri del loro ufficio. Egli conobbe anche più minutamente le condizioni e lo sviluppo delle diocesi. Le relazioni descrivevano la città vescovile e le sue Chiese, le istituzioni collegiali, i monasteri 1 Vedi Erben nelle Mitteil. f. Salzburger Landeskunde XLII 56 s., e WlD-MANN, Gesch. Salzburgs, III 157. Cfr. ora anche E. Martin, Wolf Dietrich von Baitevau Erzbischof von Salzburg, Vienna 1926. 2 Cfr. Ehses II, 47. 3 Vedi Schmidi.in 36. 4 Vedi Schmidlin 150, 176 s., 224, 267, 331, 404 s., 422, 469 s., 534; Schweizer II, 394. 5 Vedi Schmidlin 23, 59 s., 313 s., 457 s., 491 s., 498. 6 Vedi Ehses II, 71, 124 s., 285 s., 418 s., 439, 442, 488; Schmidlin 499 s. 7 Vedi Schweizer III, xxii, 60 s., 70, 105 s.