544 Libro II - Capitolo II — Gregorio XIV (1591). generale di grano che si aveva ovunque, e facendo un raffronto con le condizioni precedenti, tale risultato parve agli inviati soddisfacente. 1 Si era appena ovviato ad uno dei mali, che un altro ne sopravvenne, procurando al papa gravi ansietà. Fu questa la peste menzionata, che fin dal maggio 1591 fece strage particolarmente fra le classi povere della popolazione. Le lagnanze su la mancanza di pane e su la cattiva qualità di quello che si aveva, cessarono del tutto solo al sopraggiungere del nuovo raccolto. Ma gli eccessi dei banditi, che opprimevano assai l’animo del papa, proseguirono.2 Gregorio XIY aveva dovuto occuparsi fin dal principio di questa piaga dello Stato. Già durante la sede vacante minacciò grande pericolo per parte di Alfonso Piccolomini duca di Montemarciano tornato in patria ed alle sue vecchie azioni ; fortunatamente però il 6 dicembre 1590 fu vinto da Virginio Orsini presso Monterosi, e il 2 gennaio fu fatto prigioniero nel territorio di Cesena dalle truppe toscane che lo inseguivano. La consegna richiesta dalle autorità pontifìcie fu rifiutata. Il granduca fece giustizia da sè: il 16 marzo il Piccolomini, condannato a morte per i numerosi delitti, finiva sulla forca nel Bargello di Firenze.8 Mentre la Toscana otteneva ora la quiete, la Romagna e i territori di confine verso Napoli erano sempre molestati dai banditi. 4 Al principio di aprile monsignor Grimaldi vinse 800 banditi nelle vicinanze di Ascoli, e li inseguì sino ai confini napoletani.5 Ciò non ostante il territorio non potè essere reso intieramente tranquillo. Al contrario riuscì al cardinale Sforza nelle prime settimane di maggio di combattere vittoriosamente i banditi nella Eomagna.6 Alcune settimane più tardi questi scellerati comparivano di nuovo nella Sabina7 impedendo l’importazione di viveri in Roma e deru- 1 Vedi Studii e docum. XXII, 196. 2 Vedi la Relazione ibid. 197. 8 Vedi Reumont, Toskana I, 334 s.; Grottanelli, A. Piccolomini 157 s., Facini 160 s., 165 s., 173. Un * Bando contro A. Piccolomini e suoi seguaci et altri fautori, era già stato emesso il 3 dicembre 1590. (v. * Avviso dell’8 dicembre 1590, Urb. 1058, p. 628, Biblioteca Vaticana). Il testo di questo documento è negli Editti V, 57, p. 62, Archivio segreto pontificio. Ibid. 63: * Bando delle nòminationi e taglie contra banditi et facinorosi, in data 1590 die. 30. 4 Vedi gli * Avvisi del 20 febbraio, 6 e 9 marzo 1591, Urb. 1059, I, 91, 126h, 135, Biblioteca Vaticana. Cfr. Studii e docum. XXII, 197 e Facini 174 s. 6 Vedi gli * Avvisi del 6 e 10 aprile 1591, Urb. 1059, I, 19511, 204, B i -blioteca Vaticana. 6 Vedi * Avviso dell’11 maggio 1591, Urb. 1059, II, 255, Biblioteca Vaticana. Cfr. Studii e docum. XXII, 197 ed il raro scritto Belatione sopra la destruttione détti banditi fatta dal card. Sforza, Pavia 1591 (esemplare nella Biblioteca di JV v. Gòrres). 7 Vedi * Avviso del 22 maggio 1591, Urb. 1059, II, 272, Biblioteca Vaticana.