168 Sisto V. 1585-1590— Libro I - Capitolo III. Quando il malcontento per la nomina fu manifesto,1 Sisto V disse con tutta franchezza che gli bastava che i cardinali, che egli nominava, fossero nomini degni di stima, anche se essi non fossero cime di dotti.2 Si suppose pertanto che presto anche altri dei suoi servi, come lo scalco Antonio Maria Galli ed il cappellano Giovanni Evangelista Pallotta, addetto alla redazione dei memoriali, sarebbero per ricever la porpora.3 Quando più tardi questa previsione, si realizzò, non mancò di aspra censura. A quelli, che si espressero in questo senso, appartenne pure il dotto gesuita Toledo, che in una predica in Vaticano con franchezza levò la sua voce contro l’autocratico procedere di Sisto V. 4 Ma con questo egli non si lasciò confondere, poiché Galli e Pallotta erano esimii sacerdoti. Pallotta la cui azione caritatevole raccoglieva lode generale, menò una vita addirittura santa. 5 Poco prima della seconda promozione di cardinali, sottoscrisse Sisto V, il 3 dicembre 1586, la sua celebre bolla che dette al collegio cardinalizio la sua forma definitiva. 6 Nell’introduzione di questo documento composto dal cardinale Santori, 7 Sisto V confronta i cardinali agli apostoli che circondavano il Signore. Egli esprime la loro stretta relazione coll’Investito del primato, dicendo essi sono quasi come i più nobili e più importanti membri del suo corpo. Come consiglieri ed aiuti del papa, così prosegue, i cardinali debbono esser pronti, quando fosse necessario, a versare fin anche il loro sangue per la religione cattolica, per il popolo cattolico e per la Santa Sede. Per essere di fatto, quello che il loro nome dice, i cardini della Chiesa, i pilastri. maestri e le colonne del tempio di Dio, il papa dovrà elevare a questa dignità solo i più eletti, e ciò tanto più, poiché spetta al Sacro Collegio l’elezione del successore di Pietro. In particolare la costituzione raccomanda caldamente, come già prima Leon X e il Concilio di Trento, che quelli che dovranno venir innalzati alla dignità 1 Cfr. 1’* Avviso del 4 gennaio 1586, Urb. 1054, p. 7, Biblioteca Vaticana. 2 Vedi Pkiulj, Relazione 312 s. 3 Vedi ibid. 4 Habitus, è detto in * Sixtus V P. M., eam ob rem profusior quam de-ceret privatorum in se obsequiorum remunerator auditusque aliquando eo audiente concionator (Toledo) in Vaticano est adversus indignorum honores libere declamitans eo argumento non licere ob fidelem quovis in ministerio operam quovis bonore domésticos remuneran ñeque enim ob cibos recte conditos consentaneum esse, ut quis ad purpuram vocaretur. Archivio Segreto Pontificio. 3 Vedi IIerre 389. 6 Bull. Vili, 808 s. il testo della bolla « Postquam verus », sulla quale fu discusso il 5 novembre (Gulik-Eubel III, 54) ; ella venne pubblicata il. 9 dicembre 1586. ’ Vedi Santori, Autobiografia XIII, 176.