Sforzi per reprimere il brigantaggio. 59 della sua volontà sperava, qualora dovessero venir meno i mezzi umani, nell’aiuto di Dio. Allo stesso tempo raccomandò di nuovo ai cardinali, di non abusare del loro diritto di asilo a difesa di delinquenti.1 Eccezionalmente caratteristico per l’impressione che fece la severità di Sisto Y, è il fatto, che Paolo Giordano Orsini, non si sentì più sicuro nel suo forte castello di Bracciano, e spontaneamente lasciò lo Stato Pontificio. Egli si rifugiò nel territorio della repubblica di Venezia, con la quale aveva antiche relazioni. Ma il 13 novembre 1585 a Salò sul lago di Garda fu sorpreso dalla morte. Sua moglie Vittoria sopravvisse a lui solo breve tempo ; il 22 dicembre a Padova per incitamento di Lodovico Orsini fu uccisa crudelmente insieme al suo fratello, mentre una schiera di bravi assoldati circondava la sua casa.2 Tale avvenimento dimostrò chiaramente come in materia di pubblica sicurezza si stesse male pure in uno Stato così ordinato, quale quello di Venezia. Il brigantaggio aveva messo là, come in genere in tutti gli stati d’Italia, radici non meno profonde che nei territori pontifici.* Sisto V comprese assai bene che per una lotta efficace contro questa piaga nazionale, sarebbe stata necessaria un’azione comune dei diversi Governi. A tale scopo fin dal 10 maggio 1585 aveva scritto al re di Spagna e lo aveva pregato, che desse ordine ai suoi rappresentanti in Italia di appoggiare da parte loro gli sforzi per esterminare i banditi.4 In uguale maniera si rivolse al granduca di Toscana, senza però trovare in lui quella buona condiscendenza nella quale egli aveva sperato ; tanto più gradito riuscì a lui che Filippo II, come pure i duchi di Urbino e Ferrara, gli assicurassero la loro cooperazione nel combattere i banditi. Anche con Venezia che, gelosa del suo diritto di asilo, in principio opponeva ostacoli all’estradizione dei banditi, riuscì al papa di ottenere un’intesa soddisfacente.6 Mentre in questo modo veniva tagliato ai banditi il rifugio all’estero, si adoperò il papa di toglierli di mezzo da Roma e da tutto lo Stato della Chiesa valendosi della più grande severità. 11 24 maggio 1585 a capo di ponte S. Angelo fu esposta la testa 1 Vedi la relazione di Priuli dell’11 maggio 1585 presso Ranke I8, 292, n. 1 e 1’* Avviso dell’11 maggio 1585, Urb. 1053, p. 202t», Biblioteca Vaticana. 2 Vedi Gnoli, V. Aecoramboni 257 s., 280 s., 322 s. 3 Cfr. Molmenti, I banditi della Repubblica Veneta, nella N. Antologia XLVI (1893) 145 B., 325 8. Riguardo la Toscana v. Leo V 574. 4 Vedi Arch. d. Soc. Rom. V, 563. 5 Vedi HDbner I, 301 s. Cfr. Mutinelli I, 166 s. Delle divergenze con Ferrara riguardo la consegna dei condannati a morte narra la * Relazione dell’ambasciatore di Mantova del 17 maggio 1588, Archivio Co nzaga in Mantova.