Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo VII. cardinali, ma non ci si dette ascolto. Quindi noi consigliamo alla Signoria la prudenza. Troppo spesso naviganti veneziani commettono atti di violenza nel levante. In tali casi la Signoria, per dar soddisfazione ai turchi, doveva punire i colpevoli, ma non troppo severamente, così ad es., mai per causa dei Musulmani tagliar la testa ad un cristiano. Era questo pure il sentimento dei buoni vecchi senatori, che durante la nostra permanenza in Venezia abbiamo spesso inteso parlare a riguardo ». Passando alle faccende d’Italia, il papa insistette su la necessità della concordia dei singoli Stati, che assicura la pace dell’Italia. Raccomandò sopratutto buona intesa con il granduca di Toscana. Pensava, che in generale i principi italiani dovrebbero essere fedeli gli uni agli altri, ma senza concludere alleanze o leghe. 1 Si vede con quale prudenza Sisto V insistesse per un accordo degli Stati italiani, senza desiderare una troppo stretta alleanza fra di essi, da cui facilmente potrebbe essere sopraffatto il sovrano degli Stati della Chiesa. Gli inviati veneziani per l’ubbidienza furono creati da Sisto cavalieri e muniti di privilegi. Essi poi furono soddisfatti ugualmente come il papa. 2 11 loro scopo principale,' consolidar l’amicizia con il nuovo capo della Chiesa, fu da essi potuto raggiungere tanto più facilmente, in quanto Sisto per la sua posizione in Italia e in vista dell’ultrapotenza della Spagna, dava il massimo peso alle buone relazioni con la repubblica di S. Marco. 3 Generosamente dimenticò il contegno ostile, che un giorno gli fu dimostrato in Venezia, quale inquisitore.4 Avendo in animo di mantenere dapertutto buone relazioni con i governi, in particolare con quelli di Italia,6 non gli venne in mente di fare un’eccezione con Venezia. La sua intenzione era piuttosto, di stringersi strettamente allo Stato, che solo in Italia accanto a quello della Santa Sede aveva ancor mantenuto la sua piena indipendenza. A ciò si aggiungeva un’altra ragione: come antico inquisitore Sisto V teneva dietro con particolare attenzione al pericolo del diffondersi in Italia dello innovazioni su la fede. Come egli per 1 Vedi Hübner I, 411 s. 2 Per mezzo d’uu * Breve del 22 ottobre 1585 Sisto V ringraziò il doge, Pasquale Cicogna, per la prestazione d’obbedienza: Fuit nobis eomm adventus actioque ipsa longe iucundissima. Multa etiam apud nos privatim egerunt magna eum testiflcatione pietatis, prudentiae eximiarumque virtutnm tua-rum. Orig. Nell’A r c li i v i o di Stato in Venezia. 3 Vedi Charrière IV, 402 ss. Cfr. Balzani, Sisto V, p. 36. 4 Cfr. su ciò la presente opera. Voi. VII, 506 s. 5 Cfr. Priuli 317 s.; Gritti 345; Brosch I, 295. Intorno alle relazioni con il granduca di Toscana v. Reumont, Toskana I, 327 s., 380. Cfr. Hübner II, 62 s.