La Congregazione del Concilio e i Vescovi Tedeschi. 365 ed altri istituti, i decanati e le parrocchie della diocesi, il concetto morale-religioso del popolo e del clero, l’attività del vescovo, le sue riforme, visite e sinodi, lo stato della Cura pastorale e del culto, i seminarii e le scuole, infine anche le condizioni economiche.1 Su la base di queste comunicazioni la Curia era posta in grado di prescrivere i necessari rimedi. Il prefetto della Congregazione del Concilio Cardinale Carata trasmetteva da ogni parte i consigli più utili su la riforma morale, particolarmente su l’attivazione dei decreti tridentini, su l’erezione dei seminari, su la convocazione dei sinodi e su l’estirpazione delle innovazioni religiose.2 È chiaro quanto benefico dovesse riuscire per le chiese di Germania questo scambio di relazioni con il centro dell’unità, poiché quasi per tutto era necessario di opporsi alla prostrazione morale-religiosa ed alla decadenza della fede. Dove in seguito all’intervento energico dei vescovi si ebbe occasione di dar lodi, il papa non ne fece risparmio. Una gioia particolare procurò a lui ed alla Congregazione del Concilio la relazione del vescovo di Wiirzburg sul ritorno alla antica fede di 100.000 anime. Nella risposta della Congregazione in data 23 maggio 1590, vennero fatte le più grandi lodi alla pietà del vescovo di Wurz-burg, al suo zelo nel disperdere le novazioni nella fede, alla sua cura per la diffusione della religione cattolica, ed alla sua fedele devo- 1 Vedi Sciimidlin, xxxiv s. Il metodo scelto dall’autore d’accordo con me, dell’utilizzazione delle relazioni dei vescovi che arricchiscono non solo la storia ecclesiastica, ma pure quella di cultura e di diritto, tiene una via di mezzo tra edizione e dissertazione. Questo procedimento non era motivato solo dall’avere adottato le spiegazioni, ma anche necessario in quanto mancavano i mezzi occorrenti per una pubblicazione del testo letterale, come questo era stato fatto da P. Dengel, per alcune diocesi austriache nel 1907. Contro attacchi infondati, come quelli mossi specialmente da Loserth, Schmi-DLIN negli Ilist-pol. HI. CXLIV 375-393 si è sufficientemente difeso; cfr. pure il suo scritto: Die kirchl. Beform in Oesterreich zur Zeit der sog. Gegenrefor-mation im I/ichte der bischófl. Romberichte, Salisburgo 1910. La tentazione di esagerare d’ambo i lati era abbastanza naturale per i vescovi che fornivano i rapporti, perciò è dovuta una vigile critica; ma non si dovevano stimar così poco le relazioni, come lo fa Loserth. La giusta misura per un giudizio corrispondente alla verità risulta dall’esame critico comparativo d’altre fonti. Qui non vi appartengono solo le relazioni di nunziatura, le quali Dengel ha già additate nel 1907 nelle Forsch. u. Mitteil. zur Gesch. Tirols IV, 313, ma pure il materiale speciale degli atti esistenti negli archivi delle singole diocesi, i quali in gran parte non sono utilizzati ancora. Solo quando un esame speciale li avrà messi in luce, potrà esser raggiunto un quadro completo delle condizioni ecclesiastiche di quei tempi in Germania. Confronta pure le eccellenti osservazioni di W. E. Sciiwarz, nella Wissenschaftl. Beilage zur BerUner, « Germania », 1907, n. 1 e 1910, n. 14, il quale riconosce caldamente, come numerosi altri critici, l’imperituro merito di Sciimidlin « d’aver aperto questa nuova fonte per la storia della Chiesa in Germania, d’averla resa accessibile e messa a servizio del mondo scientifico ». 2 Cfr. Sciimidlin, 37, 97, 226, 268, 333.