Difficoltà dell’opera di Sega presso la Corte imperiale. 341 si poteva parlare all’imperatore, quest’uomo influente nel disbrigare gli affari correnti, non potè venire evitato. Disgraziatamente Sega non seppe mettersi in buoni rapporti con lui. In conseguenza non gli fu possibile nè esercitare un’attività vantaggiosa, nè conquistare una grande autorità. Inoltre si aggiunge che di fronte al precedente diplomatico Malaspina, risidtasse ancora più il contegno di Sega facilmente prochve all’asprezza ed al rigore.1 In tali circostanze non ci deve sorprendere che Sega presentasse la situazione ancora molto più oscura, di quello che non facesse il suo predecessore, non certo ottimista.2 Amaramente lamentavasi dell’inaccessibilità dell’imperatore, deha sua dipendenza dai suoi consiglieri, e dehe sue molteplici usurpazioni dei beni della Chiesa. Circa la diffusione delle nuove dottrine Sega si illudeva assai; quale causa principale egli riconobbe giustamente l’immorahtà penetrata nel clero e l’impotenza dell’imperatore. Purtuttavia non si scoraggi. La sua principale speranza in un miglioramento egli la pose fin dalle prime nel tacito ma perseverante lavoro dei Gesuiti e degli alunni dei seminari pontifici.3 Fu fatale per l’opera del nunzio alla corte imperiale la circostanza che le relazioni di Rodolfo II e di Sisto V andassero sempre peggiorando.4 In qual grado ciò avvenisse si vide chiaramente, allorché alla fine dell’estate 1586 giungeva in Roma la consueta Commissione imperiale inviatavi per l’ubbidienza. Nella sua risposta il papa parlò deha successione all’impero, lamentò la grande influenza degli elettori di Sassonia e di Brandeburgo, esortò a prendere dei provvedimenti contro i novatori, in specie contro i Calvinisti, domandò che non venisse concessa alcuna investitura civile senza la conferma pontificia, raccomandò di sostenere « gii interessi » cattohci, a Colonia, ad Aquisgrana ed a Strasburgo, diffondendosi anche sulla questione del feudo imperiale del conte Landi, Tal di Toro, occupato dal duca di Parma, di cui si era già interessato più volte Malaspina. Quest’ultima cosa stava 1 Cfr. Hirn neìì’Allg. Literaturblatt der österr. Leo-Gesellschaft XVII, 620 s. Vedi pure Be/.old, Briefe des Joh. Casimir II, 370 s. 2 Le descrizioni generali della situazione tedesca, da parte dei nunzi, come pure le relazioni venete contengono inessattezze ed anche contradizioni. Cosi Malaspina nella sua relazione a Sisto V, dice che i « nobili del Tirolo e di Baviera sono heretici o inclinati all’heresia », mentre Sega scrive: « le manco infette de tutte (le provincie) sono il contado di Tirolo e la Baviera ». Reiciien-berger I, 215 e 244. 3 Vedi Reichenberger I, 224, 240 s., 243 s., 264 s. 4 Vedi Reichenberger I, xl, s. 227, n. 1, 236, n. 3, 284, n. 1, 301 s., 309 s., 324, n. n. 3; Hübner II, 18 s. Le relazioni tra l’imperatore ed il papa, che da principio erano state migliori (v. Priuli 314), peggiorarono ancora per altri incidenti; v. Gritti 341; IIäberlin XV, 164 s. e specialmente Zöcii-baur, Rudolf II und die Nachfolgefrage I, Urfahr 1899, 31 s., 35 s.