118 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo III. mente innocente; il suo accusatore Hernandez al contrario, che poco dopo dovette venir espulso dalla Compagnia, non era affatto un religioso meritevole di fiducia. Briviesca fu quindi da Marcén inviato in Italia, dove passò ai Cappuccini.1 Ora ad Hernandez vennero forti scrupoli, almeno come egli affermò, per non aver deferito la cosa all’inquisizione. Non ostante la proibizione del suo provinciale, egli nella primavera 1584 trovò il modo di riparare l’indugio. Contemporaneamente denunziò il provinciale Marcén, perchè aveva inviato Briviesca in Italia e quindi lo aveva sottratto al tribunale della fede, ed un altro confratello di religione, Francesco de Eibera, che secondo la sua deposizione aveva insegnato false dottrine in Segovia. 2 La denunzia spiega abbastanza l’arresto di Marcén. Egli aveva invitato un sottoposto a render conto di un’accusa, su la quale era solito indagare anche il tribunale della fede. Secondo l’opinione di questo tribunale egli con ciò aveva usurpato la giurisdizione dell’inquisizione. Gli altri tre prigionieri erano incolpati di cooperazione a questo delitto. Contro Ripalda venne inoltre mossa l’accusa di eresia e di defezione dalla fede cattolica ; ma le ragioni di tale accusa sono addirittura insulse. 8 Però le accuse iniziali presero presto per l’inquisizione il posto di secondarie. Dal processo contro i 4 gesuiti, se ne svolse presto un secondo contro l’istituto stesso dell’ordine gesuitico, e poiché questo era approvato dal papa, così la vertenza privata si estese in una vertenza pubblica, in un urto fra l’inquisizione spagnuola e la Sede Romana. Nel foro della coscienza e della confessione i gesuiti avevano dal papa giurisdizione di impartire l’assoluzione sacramentale anche per il peccato di eresia.4 Mal volentieri gli inquisitori avevano appreso la notizia di questo privilegio, la loro indignazione motivò il desiderio, di venire a giorno anche sugli altri privilegi dell’ordine. Essi si impossessarono delle bolle, e costituzioni e regole della Compagnia di Gesù, come di una copia a stampa del cosidetto programma di studio (Ratio studiorum) che allora non era pubblicata ancora come legge, ma inviato alle provincie da Aquaviva, per sentirne il loro parere, prima della pubblicazione definitiva. Non solo questo abbozzo del programma di studio, ma pure la bolle del papa subirono la stessa sorte, di venir giudicate per incarico dell’inquisizione da diversi teologi, e venir modificate secondo le esigenze dell’ortodossia spagnuola. La censura, del resto moderata, di un francescano, Nicola 1 Astràin 372. 2 Ibid. 373. 3 Astràin 378-380. 4 v. Pastor, Belerete 42 nota.