286 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo V. 1586 grange in Londra un capitano Foscue in giubba di velluto azzurro e con cappello ornato di piume, che presto fu in ogni albergo e in ogni bettola. 1 Era Ballard travestito, la cui aspirazione ad un nome ed a considerazione doveva in breve saziarsi di una fama mondiale, in tutt’altro senso però da quello che egli potesse pensare. Tosto egli parlò con Babington, come se Men-doza gli avesse fatto salde promesse nella forma più ampia, e l’esecuzione fosse sicura. Secondo lui, le potenze cattoliche si erano unite in alleanza, si erano fatti dei preparativi per una spedizione in Inghilterra nella prossima estate, tali che il mondo non ne aveva viste di simili. Il papa essere a capo dell’impresa, i francesi sotto Guise o Mayenne, gli spagnuoli sotto il duca di Parma piomberebbero in Inghilterra con 60,000 uomini; chiunque non si unirà con loro, si esporrà al pericolo di perdere quanto possiede. Babington dapprima fece ancora delle obbiezioni: I principi stranieri hanno le mani legate dai torbidi nei propri paesi e donde mai potranno essi prendere i mezzi per mettere in piedi un esercito così grandioso, e condurlo oltre mare ? In Inghilterra la loro venuta troverebbe poco sostegno. Finché Elisabetta, aggiunse egli, sarà ancora in vita, il governo si troverà in mani assai buone. Tale osservazione dette occasione a Ballard di scoprire la parte peggiore dei suoi piani. Si è provveduto, rispose egli, a che la sua vita non sia di ostacolo. Lustramento a tal uopo sarà Savage, che si è impegnato con voto ad eseguirlo, ed alcuni altri. 2 Alla stessa guisa Ballard parlò anche con gli amici di Babing-ton, fra i quali le sue rivelazioni portarono a vivaci discussioni. Si sta in mezzo a due minacciosi pericoli disse Babington : dal governo è da temere, che esso distrugga i cattolici, o con una strage, o con le leggi con le quali egli avrà in mano la vita di ogni cattolico; dall’altro lato vi è da temere che lo straniero penetri nella nazione, la saccheggi e la soggioghi. Con una rivolta si potrebbe por fine all’umiliazione dei cattolici, ed impedire la devastazione della patria. Ulteriori indugi della sollevazione al contrario sarebbero un giuoco pericoloso. E quale è la condizione dei cattolici ! Libri a stampa sostengono l’opinione, che nessun papista può essere un buon suddito, donde segue naturalmente, che bisogna desiderare, di sterminarli. A quali fatti porti la disperazione, lo sa il governo; esso quindi deve o alleggerire la condizione dei cattolici, al che non vi è nessuna speranza, o sterminarli, non appena glie se ne presenta un opportuno pretesto. La migliore sarebbe abbandonare l’Inghilterra, disse Babington. Alla morte della regina, vi sarebbe senz’altro da 1 Kervyn de Letten ho ve I, 219. 2 La prima confessione di Babington presso Pollen, Mary 52.