Processo e supplizio del conte Giovanni Pepoli. sbirri nei dintorni dell’abbazia di Farfa, squartò il capitano ed appiccò i restanti alla forca.1 Nell’anno seguente fu scoperto ed a tempo impedito un attentato del capo bandito Bernardino da Magnano, della Garfagnana, che aveva per scopo l’uccisione del papa e dei cardinali Cesi e Salvati.2 Fin da principio il papa aveva dichiarato, che nell’amministrazione della giustizia occorreva agire con la massima durezza contro i grandi, onde intimorire gli altri.3 Un caso di questo genere, che suscitò in tutta Italia la più grande sensazione, si verificò in Bologna alla fine dell’agosto 1585, dove il Cardinal Salviati teneva un severo governo.4 Il colpito apparteneva ad una delle più distinte famiglie della città; egli era il conte Giovanni Pepoli amato dai più per la sua generosità e beneficenza. Gli atti del processo dell’archivio criminale di Bologna dimostrano, che il Pepoli nel passato si era reso colpevole di numerosi delitti, e anche omi-cidii.6 Per questo egli aveva molti nemici, ed in particolare il notaro e fiscale Giambattista Cappello.6 Questi non si lasciò sfuggire l’occasione di una vendetta, allorché il Pepoli fu arrestato dal Cardinal Salviati, perchè richiamandosi alla sua condizione di feudatario dell’impero, rifiutossi di consegnare un capo bandito. Salviati affidò la direzione del processo ad un fiscale così notoriamente avverso all’accusato, quale era il Cappello. La sorte del conte fu segnata, allorché si seppe che egli aveva scritto dal carcere lettere al duca di Ferrara ed ai cardinali Farnese ed Este con ingiurie contro Sisto Y quale « frate tirannico ». Cappello inviò le lettere al papa come prova di fellonia del prigioniero. In seguito a ciò egli non ostante che numerose e distinte personalità, e lo stesso cardinale Estè intercedessero per Pepoli, ne ordinò senz’altro la morte. Il partigiano svolgimento del processo da parte del Cardinal Salviati non può venire giustificato. L’uso però di un’estrema severità da parte del papa fu politicamente necessario.7 Secondo 1 Vedi la relazione di Priuli del 5 luglio 1585 presso Brosch I, 275, n. 2. 2 Vedi la relazione del collettore spagnolo del 1586, Nunziat. di Spagna XIX, 27 e 29, presso Balan VI, 623. 3 * « Che bisogna tagliare delle teste grosse per far paura agli altri perciochè per appicar ogni dì di questi furfanti non si fa niente venendo tutto il male da capi grossi che sono spalli agli altri ». Relazione di C. Capi-lupi del 29 giugno 1585, Archivio Gonzaga in Mantova. Cfr. Rebaschi Carotti 33. 4 Vedi Bentivogli, Memorie 70 ; Gozzadin'i, G. Pepoli e Sisto V, Bologna 1879, 88 s. s Vedi 0. Mazzoni-Toselli, Processi antichi estratti dall'Archivio criminale di Bologna I, Bologna 1866, 70 s. 6 Vedi Gozzadini, loc. cit., 158. 7 Questo rileva E. Masi nel suo articolo intorno a Pepoli nella Rassegna scttim. 1878 446 s. Che non si possa parlare d’un’omicidio legale hanno già rilevato Ranke e Hübner.