Sisto V e Filippo II; il contegno del Cardinal Caetani. so intimidiva il papa, tutto si sarebbe accomodato. Tu un’udienza , he ebbe luogo nel gennaio, presentò al papa un documento, , he Sisto Y dapprima rifiutò di accettare con le parole : esso conterrà certo una delle solite sfacciataggini. Tuttavia alla fine il jiapa lo prese, ed allorché lo lesse dopo che l’ambasciatore era si allontanato, vide, che la sua supposizione era stata giusta. Nel documento Filippo esprimeva la sua meraviglia che il papa trattasse col partito di Navarra, e minacciava, qualora proseguisse ier questa via, con le armi materiali e spirituali ! Allorché Sisto narrò questo all’inviato di Firenze, osservò : un uomo cattolico come Lussemburgo, che mira ad un buon fine, non può essere respinto ; come papa egli aveva il dovere di ascoltare tutti ; anche -e il duca di Sassonia, o lo stesso turco inviasse un ambasciatore, ridilo ascolterebbe.1 Lussemburgo alla sua domanda, se Sisto V accetterebbe una lettera di Navarra, ricevette una risposta affermativa.2 Con questo contegno conciliante del papa stava in aperto ontrasto la condotta del Cardinal legato Caetani da lui inviato in Francia. Egli si lasciò persuadere dai collegati e dagli spagnuoli, he Navarra, come eretico recidivo, non poteva diventare re (li Francia, anche qualora ricevesse dal papa l’assoluzione. Quindi ni opposizione all’istruzione a lui inviata, Caetani trattava con durezza e colmava di rimproveri i cardinali Vendóme e Lenoncourt, che consigliavano la moderazione con Navarra. Il Cardinal legato dimostrava chiaramente, che egli non ne vorrebbe sapere di Navarra, anche quando questi diventasse cattolico. Gb stessi rimpro-eri del papa non lo poterono indurre ad un’altra politica. Egli infine andò tanto oltre che dei 100.000 scudi portati seco ne pagò 0.000 a Mayenne, allo stesso tempo in cui Sisto V rifiutava al ¡gnor di Diou i sussidi richiesti, con la giustificazione, che egli non poteva dare il sussidio ideato in principio, essendosi persuaso •he nei collegati la religione era solo un pretesto per tini terreni.3 "pponi Galliae regnum, et exequatas Summorum Pontificum vires e republiea ■lucebat esse, modumque statui genti, non tantum in florentissimis Italiae ilitionibus, veruna etiam in ipsa Romana Ecclesia arbitrata suo paene cuncta 'creanti. Hisce Pontificis Maximi cogitationibus intervenere per eos dies juivatae cum Philippo rege offensiones, quas Austriaco nomini infensi callidi ìiomines, et aulae periti, miris artibus acuebant. Ergo paullatim effectum est, ut Sixtus, qui sese initio valde severum ac rigidum in regia caussa praebuisset, demitigari quotidie, et benigne coepere Luxemburgio polliceri. 1 Vedi la relazione di Niccolini presso Desjardins V, 72 s. In simile modo 'isto V si espresse pure di fronte all’ambasciatore veneto Badoer ; la cui relazione del 13 gennaio 1590 cfr. in parte stampata presso IIübner III, 349 s. che Ranke (Päpste II8, 138 n. 1) attribuisce erroneamente a Donato. Su 'luest’argomento cfr. anche la lettera di Montalto a Visconti, presso Schweizer III, 164 n. 7. 2 Vedi Niccolini presso Desjardins V, 75. 3 Vedi Manfroni, Legazione 222 ss., 241 ; L’Epinois 367 s., .5 <7 s., 38J s., 397 s. ; Ehses, Nuntiaturberichte II, 372 n. 2.