458 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo Vili. La commissione chiamò a consiglio architetti, ingegneri e mate-matichi, e non nascose al papa le enormi difficoltà, espressamente ricordando il peso e grandezza dell’obelisco e come l’impresa fosse senza esefnpio. Perseverando il papa nel suo divisamente, fu bandito un concorso, in conseguenza del quale pervennero progetti delle più varie specie, che i loro autori sostennero parte in iscritto, parte personalmente col sussidio di disegni e modelli.1 Le idee erano molto disparate. A seconda dei concetti fondamentali potevano stabilirsi tre gruppi principali. Gli imi - la maggioranza - opinavano che la traslazione dell’obelisco poteva effettuarsi senza che lo si piegasse; gli altri sostenevano che lo si dovesse calare e che poi si potesse nuovamente rizzarlo: altri ancora sviluppavano l’idea che il meglio fosse inclinare l’obelisco in un angolo di 45°, sostenerlo e così trasferirlo per essere nuovamente rizzato del tutto. Fontana sosteneva che si dovesse calarlo, trasportarlo e nuovamente rizzarlo, spiegando la cosa a mezzo d’un artistico modello, nel quale l’obelisco era di piombo, la macchina di legno, le funi di filo. Quantunque il Cardinal Medici si fosse dichiarato favorevole a un altro progetto illustrato parimente mediante un modello dall’architetto Francesco Tri-baldesi,2 il papa si decise a favore di quello di Fontana. La commissione si inchinò al comando di Sisto Y, ma cedette tanto ai numerosi invidiosi del Fontana, da affidarne l’esecuzione, siccome al più esperto, al vecchio maestro Bartolomeo Ammanati.3 Otto giorni dopo Sisto parlò della cosa con Fontana, e questi rilevò che a vero dire nessuno poteva eseguire un progetto meglio di colui nel cui capo era sorto. Il papa trovò giusta l’osservazione e pose il difficile compito esclusivamente nelle mani di Fontana. Questa decisione avvenne il mercoledì 25 settembre 1585. In quest'-« -casione fu ricordato che Sisto V era diventato vescovo e poi anche papa in un mercoledì. Fontana, al quale fu dato un aiuto nel fratello maggiore Giovanni,4 si mise tosto al lavoro e fece scavare le fondamenta nel mezzo della Piazza di S. Pietro, urtando in una inattesa diffi- 1 L’indicazione di Fontana (I, 6), che fossero giunti gli abbozzi di 500 architetti, è altrettanto un’esaggerazione quanto quella, che vi prendessero parte gli architetti non solo d’Italia, ma di Rodi e della Grecia. Che il compito fosse diffìcile, fìn’anche coi nostri progressi tecnici, coll’aiuto di macchine a vapore e dell’elettricità, lo fa rilevare Durm, Baukunst der Renaissance, Stoccarda 1903, 46. 2 Questa notizia sin ora sconosciuta, la ricavo dalla * Lettera di Capi’mp1 del 28 settembre 1585, Archivio Gonzaga in Mantova, pubblicata nell’Appendice n. 8. 3 Vedi Bertolotti nell’Ardi. stor. Sicil. N. S. IV (1879) 145 s. ('franche Bertolotti, Art. in relaz. coi Gonzaga, Modena 1885, 22. 4 Vedi Bertolotti, Art. Svizzeri 12, Bellinzona 1886; Hübner II, 128.