La missione Giapponese. 13-5 segnò loro 3000 ducati. Quindi gli inviati il 3 giugno 1585 lasciarono la Città Eterna, essi passando per Spoleto, Perugia, Loreto, Ferrara, Venezia, Mantova, Milano, ovunque sommamente onorati, giunsero a Genova onde imbarcarsi per Barcellona. 1 La missione Giapponese del 1585, che i nemici dei Gesuiti invano cercarono di svalutare, 2 fu salutata in tutto il mondo cattolico come un trionfo della Chiesa. Di fatto segna l’apice per la cristianizzazione del Giappone. Allorché gli inviati nel luglio 1590 dopo un’assenza di otto anni tornarono nella loro patria, 3 trovarono ivi un ambiente intieramente cambiato. Nello stesso anno in cui la missione partiva per Roma ]STobu-naga venne ucciso. A lui successe un suo generale, il violento Taikosama, sotto il quale, dopo un iniziale favore per i cristiani cominciò un periodo di persecuzione. Del repentino cambiamento sono addotte diverse ragioni. Secondo l’opinione di alcuni il violento sovrano vi sarebbe stato indotto perchè donne e gio-vanette cristiane non si volevano prostituire a lui secondo il costume pagano. Dietro una relazione del distinto missionario P. Soldi Gnecchi Organtino al generale Aquaviva 4 una parte della colpa dello scoppiare della persecuzione andrebbe attribuita all’imprudente contegno del superiore di allora della missione, Gaspare Coelho. Un editto del luglio 1587 ingiungeva che i missionari cristiani entro un termine assegnato dovessero lasciare il paese. Essi dapprima fecero mostra di seguire l’ordine, ma poi seppero ancora mantenervisi. Ciò riuscì loro tanto più facile, 1 Vedi la relazione di L. Priuli nell’A rcli. Veneto 1877, II, 165 ; Bartoi.i, Del Giappone I, Torino 1825, 313 s. ; Synopsis 143 ; Boncompagni-Ludovisi xlix s. e appendice p. 17 s. 2 Cfr. 13 art oli I, 277. Che anche la polemica protestante tedesca non restasse indietro viene schiarito da un libello composto da un seguace della Confessione d’Augusta di cui ha trattato Kentenich nell’appendice alla Allg. Zeitung 1905, n. 212. Affliggesi l’autore, che popoli così lontani e quasi di un nuovo mondo vadano verso Roma anziché venire in Germania e Sassonia e quivi cerchino il vicario di Cristo e la luce del vero evangelo, la quale da quel caro uomo di Dio dottore Martino Lutero è stata tirata fuori del banco ed accesa dappertutto ed estesa, ben più che presso il vecchio ammuffito papato ormai perfìn frantumato ; ma egli si consola con una missione evangelica che si dovrebbe iniziare in quel paese, per quanto difficile, da mettere in opera con questa penuria di vino, bestiame da macello e di danaro. Inoltre che « gente di corte e quella d’armi raramente son fervorosi nella fede » ma i commercianti che vivono di lucro e d’usura sarebbero di certo toccati al protestantesimo, se si insegnasse loro che le opere « non sono nè necessarie nè utili » alla beatitudine come digià in Francia e nei Paesi Bassi i commercianti avevano molto contribuito alla propagazione della fede evangelica. 3 Cfr. la lettera del re Protasio di Arima a Sisto V nell’ Arch. Veneto 1877, II, 181. _l_ La * Relazione porta la data « Nangasagni » 10 marzo 1589 e viene confermata dalla * Relazione di Valignani a Aquaviva, data ibid. 14 ottobre 1590; ambedue nell’ Archivio della Società di Gesù.