Aggiunta. 665 «uà delli XVI. del medesimo, dalla quale li avendo inteso quanto degna comandarmi, me n’andai subito a N. S. per basciarli (come feci) in nome di Lei li piedi della buona volontà che tiene verso la persona di V. A. intorno la corona del regno di Francia con quelle più efficaci parole, ch’allhora mi sovennero, et lo ringratiai con assicurarlo, ch’in questa et in. ogni migliore fortuna Y. A. sarà per tenerne memoria non solo verso la sua santa persona et questa santa sede ma ancora verso sua casa, diffondendomi con molte parole, quali tralascio per non infastidirla. Nel rispondermi mi disse, ch’io assicurassi l’A. V. che l’intentione, ch’egli ha havuto sempre non sarà mai volta in altri che nella persona di V. A. se bene haveva scoperto non so che, da questi ministri di Spagna che in questo caso lo facevano dubitare de la loro fede et non si lasciavano intendere di bavere ferma mira in alcuno suggietto, ma di haversi a governare nel luogo istesso secondo che li populi concorsi sariano, al che egli haveva assentito con havergli discorso, che niuno poteva essere a Sua Maestà più confidente di V. A. per le qualità, ch’in lei concorrano, et fu ciò da loro aprovato, dicendoli però sempre di non haver commissione sopra questo. Di che N. S. mi comandò a scriverne a V. A. et “ mi sogionse ch’ella resti sicura che Sua Stà gli farà ogni potere per metterla in testa quella corona”. Quanto indovinato fosse il giudizio di Sisto V riguardo al carattere altezzoso degli Spagnuoli risulta da un terzo dispaccio. 1589 — 4 gennaio. (L’ambasciatore gli comunica un’idea del Duca sabaudo per una Lega di tutti i principi italiani a difesa della fede cattolica, della pace e quiete della penisola). N. S. mi stette (volentieri) ad udire et voltadosi a me dissemi: “ credete ch’io non habbia pensato molti giorni sono a questa cosa, io ce ho molto ben pensato,,: et restando così sospeso per un pezzo proruppe in queste precise parole: “ per dirvela liberamente (però resti qui) è tanta la superbia de spagnuoli che non si collegariano con Dio, parendoli che niuno al mondo sia degno d’esserli compagnio: dovete sapere che quando si trattò di far l’impresa d’Inghilterra io proposi al Re una lega nella quale me offersi d’entrarvi et forse anco Franza; non si degniorno tampoco di respondermi, del che mai avessimo resposta, così anco avvenne ne l’impresa d’Algeri. Or vedete adesso come si vorrà abbassar a condescender a questa lega, non lo farrà mai „. Et respondendole io ohe credevo che in questo caso vi fusse facilmente per condescendere, essendo più suo servitio che de altri per l’interessi de stati d’Italia et anco di Fiandra respondevami: “ voi il vedrete, non cogniosciete ancora bene la superbia di costoro come fo io, et scrivetelo a S. A. ma che lo tenga a sè per boni respetti, che ben anch’egli la deve ben cogniosciere Avendole io resposto che del tutto darria conto a V. A. assicurandola ch’el tutto sarria restato presso di lei; et seguendo suo ragionamento dissemi che ben li bastava l’animoldi farvi entrar Ferrara, Mantua, Genova, Fiorenza, Urbino et Parma et che se Yenetiani non vi fussero voluti entrare poco importava. Quanto invece il Muti comunicava al Duca circa i particolari della morte di Sisto V, (pag. 80 ss.) sono le note dicerie sparse con perfìdia dal partito spagnuolo: il Lisio vede con questo un riavvicinamento del Muti al partito spagnuolo, oramai che la potenza dei Peretti era tramontata. Chiudo questa recenzione dell’importante nota del Lisio, riportando un Avviso da lui riferito, che ricorda qualche atto di clemenza del troppo severo pontefice.