532 Libro II - Capitolo I — Urbano VII (1590). I dubbi su l’autenticità, che presto furono sollevati, sono assolutamente giustificati. Se anche alcune delle caratteristiche dei papi per il tempo dopo il 1590 sono indovinate, pure altre peccano di grande incertezza; molte sono addirittura insulse e solo a forza si lasciano mettere d’accordo con la storia reale. La critica seria, deve attribuire a questo meschino lavoro la stessa limitata importanza, che ad altre profezie su i papi, che su la fine del secolo xvi furon diffuse per la stampa ed accettate da persone credule.1 La Chiesa cattolica non ha bisogno alcuno di tale profetismo inventato; a lei basta la promessa di Cristo, che contro la sua Chiesa, edificata su la rupe, Pietro, le porte dell’inferno non prevarranno. 1 Ai più antichi impugnatori dell’autenticità, tra i quali spicca specialmente il gesuita francese Menestrier (+ 1705), si sono unite quasi unanimi le indagini più recenti. L’unico difensore recente, I. Maitre (La Prophétie des Papes attribueé à S. Malaohie, Beaune 1901), non ha potuto, malgrado un grande sfoggio di erudizione, portare nessuna prova valida per l’autenticità del documento. Cfr. Paulus nel Katholik 1901, II, 577 ss.; Armi. Boll. XXII (1903) 98. Schmidlin nella pubblicazione in onore di H. Finke (1904) 1-40. Vedi pure Bute nella Dublin Review XCVIl (1885) 369-386 e Vacandard, Études de critique et d’hist. relig. 4 serie, Parigi 1923. Secondo Premoli, è probabilmente Alfonso Ceccarelli, l’autore del documento falsificato; v. Arcadia, Atti 1917, I, 247 e Rassegna naz. XLI (1919).