Ristabilimento della tranquillità e sicurezza nello Stato Pontificio. C7 AH’awicinarsi dell’autunno 1587 Sisto V potè constatare con soddisfazione che nello Stato pontificio la sicurezza e la quiete erano ristabilite.1 I grandi, disse al cardinale Joyeuse si sono arresi e i banditi sono scomparsi. Ciò non era un’esagerazione. Con la sua energica procedura, alla quale finalmente aderirono anche gli stati vicini, Sisto Y aveva fatto rispettare le leggi in Roma e nelle provincie, e ristabilita la pubblica quiete. Ma sebbene una medaglia allora coniata esalti la stabile sicurezza di cui gode 10 Stato della Chiesa2 questo non si avverava affatto. Il brigantaggio, le cui radici in così breve tempo non potevano essere svelte,3 non era davvero intieramente distrutto. Nell’estate 1590 11 male scoppiò di nuovo4 e morto che fu l’energico papa, fra 1 Vedi Hübner I, 310. Gualterius (* Ephemerides 1351') scrive riguardo la decapitazione di Malatesta : Iam sentiant omnes principes quidem longas liabere manus, at Sixtum longissimas, quas facinorosus nullus effugere posse sperare audeat. Hic Pontificis constantia maxime cognita est, cum principibus permultis pro Malatesta summe deprecantibus surdas omnino prebuerit aures, quain gravius in eum consulere decreverat, sed ab Ep. Marturano Urbis Pre-fecto admonitus, fore ut graviori supplicio Malatesta christianam constantiam in anima servanda minime retineret, id quod ex ipso auditum erat, Pontifex non tam iustitie quam misericordie rationem babens, eius anime salutem plurimi faciens, securi tandem percuti iussit. Id quod statini atque Rambertus audivit, Deo gratias egit seque intrepidum ad supplicium paravit, fassusque est se tanta Pontificis pietate omnino indignum supplicioque longe graviori dignum, cum non modo sicarium perduellem grassatoremque se gesserit, sed in Germania et in Gallia cum hereticis commercium habuerit, eosque adversus Apostolicam Sedem ac Pontificem etiam sollecitarli. Antequam ad supplicium iret, litteras ad uxorem scripsit, quibus eam consolabatur, communes commen-dabat liberos de Pontificis benignitate optime sperare iubebat, sed ad supplicium, quod promeritus erat, equissimo animo ire asseverabat. Biblioteca Vittorio Emanuele in Roma. 2 Intorno a questa ed altre medaglie v. Bonanni I, 382 s. e Artaud de Montor IV, 484, 495. Cfr. ibidem 426, n. 1 intorno all’anagramma che ad essa si riferisce. 3 Sisto V pensò nel 1588 a rimuovere una delle cause principali del sistema delle fazioni che aveva invaso specialmente la Romagna, e che si nascondeva sotto i nomi di Guelfi e Ghibellini ; egli costituì una commissione speciale per la deliberazione dei mezzi d’adoperarsi in questa faccenda, sulle difficoltà dei quali richiamò la sua attenzione Santori (v. la sua Autobiografia XIII, 180) ; v. * Avvisi del 27 febbraio e 2 marzo 1588, Urb. 1056, pp. 78-85b, Biblioteca Vaticana. Una bolla del 19 febbraio 1588 proibiva colle pene più severe ad ognuno nello Stato pontificio ogni autodifesa armata. Bull. Vili, 999 s. 4 Brumani supponeva nella sua * Relazione del 21 febbraio 1590 (Archivio Gonzaga in Mantova), che esistessero più soltanto pochi banditi. Invece questi aumentarono da giugno in poi ; v. * Avviso del 6 giugno 1590 , Urb. 1058, p. 296. Ibidem p. 367 un * Avviso del 18 luglio Ì590 : Sabato comparvero presso Para (Sabina), dieciotto miglia da Roma, 600 banditi ben armati provenienti da Aquila e dalle Marche ; uno dei capi, Mario Sciarra, si chiama ‘ fìagellum Dei et commissarius missus a Deo contra usu-rarios’, ‘pone tagli’, prende il grano ai ricchi e lo divide fra i poveri; p. 373 * Avviso del 21 luglio : 600 banditi presso Vetralla, otto miglia da Viterbo,