462 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo Vili. Per il nuovo alzamento fu fissato il 10 settembre. Anche qui spicca nuovamente il pensiero fondamentale religioso, che guidò Sisto V nell’impresa. Il 14 settembre era la festa dell’Esaltazione della S. Croce, alla quale doveva consacrarsi l’obelisco. Ed anche un’altra circostanza contribuì alla scelta del giorno. Giovanni de Vivonne doveva riassumere la sua ambasciata interrotta, mentre allo stesso tempo venne annunziato il duca di Lussemburgo come inviato per l’obbedienza di Enrico III. Quando il papa vide il Vivonne, che dapprima era comparso incognito ad una solennità di S. Maria del Popolo, gli nacque l’idea di rendere i due rappresentanti della Francia testimoni del suo trionfo, del trionfo della sua forza di volontà e dell’arditezza e abilità dell’architetto clic aveva scelto. Perciò il maestro delle cerimonie ricevette tosto l’ordine che, allontanandosi dall’uso comune, gli inviati dovi -sero fare il loro ingresso non per Porta del Popolo, ma per Porta Angelica, che conduceva precisamente a Piazza S. Pietro. 1 Fontana e i suoi operai tornarono a ricevere il dì prima la Santa Comunione, come anche la mattina del 10 settembre fecero celebrare due sante Messe. Prima di mettersi ai loro posti, recitarono una speciale preghiera perchè Iddio benedicesse l’opera. Tutti gli occhi erano rivolti al castello. Finalmente Fontana diede il segnale di cominciare : immediatamente vengono posti in movimento i 40 argani con 800 uomini e 140 cavalli. Lentamente si muove il colosso di pietra, maestosamente s’innalza. Verso mezzodì la grande fatica era compiuta a metà. Con tutta calma gii operai si cibarono continuando poi il lavoro. Frattando gli ambasciatori francesi comparvero in Piazza S. Pietro, ove per un certo tempo si unirono alla grandiosa folla degli spettatori, molti dei quali avevano rinunziato al mangiare e al bere, rimanendo fermi al loro posto tutto il giorno. Cinquantadue volte si dovette tirare prima che l’obelisco con le sue iscrizioni misteriose,2 dorato dai raggi del sole morente, stesse felicemente sul suo piedistallo.3 In questo momento si sollevò da parte della moltitudine là raccolta, un enorme grido 1 Vedi Hübner li, 131 s. e Bremond loc. cit. 202. 2 M. Mercati nella sua opera Degli obelischi di Roma (Roma 1589), cercato invano di decifrare i geroglifici, cfr. Volkmann, Die Bilderschrift der Renaissance, Lipsia 1923, 111. 3 Nella descrizione di Fontana non viene accennato l’aneddoto ripetuto ancora da Hübner (II, 130) come “ storico che la macchina per innalzare l’obelisco si sia improvvisamente arrestata e che l’obelisco minacciasse di cadere, il che fu impedito dal marinaio Bresca di San Remo col grido: “Acqua alle funi e che Sisto V abbia perciò concesso ai Bresca il privilegio, di fornire ai papi le paline artisticamente intrecciate per la Pasqua. Questo solo, non renderebbe sospetto il.racconto, più aggravante è il fatto che, nè gli * Avvisi, nè alcuno dei contemporanei riferisca simile cosa. Cfr. Orbaan, Sixtine Rome 165 o Hülsen nel periodico Roma I (1923), 412 s.