234 Sisto V. 1585-1590 — Libro I - Capitolo IV. Durante tutta la primavera il papa si vide corteggiato dai partiti combattentisi nel modo più fiero. Vivonne e Ioyeuse lo volevano far decidere a rifiutare qualunque ascolto ai collegati. Sisto V vi si rifiutò : come padre comune egli doveva ascoltar tutti.1 Forse sforzi più grandi cbe dai collegati, furon fatti dagb spa-gnuoli, per guadagnare alle loro mire il capo supremo della Chiesa.2 Ma quanto poco il papa facesse proprie le idee di Filippo IT, lo dimostrano chiaramente, le parole che Obvares scrisse al suo sovrano nel tempo delle più grandi angustie del re di Francia « È un principio di questa corte, proteggere il re di Francia, per quanto poco si abbia fiducia in lui. Poiché se soggiace la Francia, si teme, che anche l’Itaba diventi schiava di Vostra Maestà ».3 Gli spagnuob e i collegati potevano dire ciò che essi volevano, però il papa continuava ad esortare sempre i cattolici francesi non solo alla difesa della loro rebgione, ma anche all’ubbidienza verso del re, qualora dimostrasse vero pentimento.4 Per ottenere questo, Sisto V, dopo fiera lotta, si decise a pubblicare il Monitorio, per il quale gb spagnuob e i Guise avevano fatto altrettanto vive pressi biasimò severamente Morosini (v. Ricci I, 105). Anche il papa rimproverò Morosini, perchè egli avrebbe voluto che avesse agito col massimo rigore ; spesso ed in un modo irriflesso egli si espresse con sospetto sulla fedeltà del nunzio, ch’egli chiamò ripetutamente il segretario del re di Francia ! (Des-jardins Y, 30 ; Hübner II, 218). Morosini giustificò subito la sua condotta (v. Desjardins IV, 868 ss.) e chiese nuovamente di essere richiamato, ciò che però il papa gli negò perchè egli non voleva venire ad una rottura definitiva con Enrico III. (V. Hübner, loc. cit.). I rimproveri intorno al contegno di Morosini, che L’Epinois ha descritto (269 s., 273 s., 278 s., 330 s.) nel miglior modo, dietro gli Atti dell’Archivio segreto pontificio, furono così forti che si temette che il papa gli togliesse la porpora ; v. la * Relazione di Brumani da Roma 18 gennaio 1589, Archivio Gonzaga in Mantova. L’intervento di Santori (v. Autobiografia XIII, 191), impedì il peggio. Morosini si mantenne durante questa dura prova, assai dignitoso ; egli non mancò mai di devozione verso il capo della Chiesa, al quale egli chiese con una lettera commovente perdono, benché ’egli non si sapesse reo d’ alcuna colpa. (L’Epinois 331). Il cardinale riuscì più tardi a persuadere il papa della sua innocenza (v. la sua apologia presso ' Tempesti II, 411 ss.). Dopo di questo egli ebbe la soddisfazione, di poter giustificare così bene il suo contegno, in un concistoro del 14 marzo 1590, d’innanzi al papa ed ai cardinali, in una relazione così eccellente, che ne seguì una completa riconciliazione col papa (v. Acta consist. 870; Hübner II, 516 s.). Morosini diventò ora uno degli intimi di Sisto V. (v. Santori, Autobiografia XIII, 193). 1 Vedi L’Epinois 327. Cfr. 1’* Avviso del 18 febbraio 1589, Biblioteca Vaticana in appendice n. 50. 2 Vedi L’Epinois 290 s., 300, 326 s. Il contrasto fra i seguaci di Enrico III e quei della Lega divenne a Roma così acuto, che i due partiti vennero spesso alle mani ; v. * Avviso del 3 maggio 1589, TJrb. 1057, p. 256, Biblioteca Vaticana. 3 Hübner II, 221. 4 Vedi l’importante lettera del Cardinal Montalto del 23 aprile 1589 presso L’Epinos 324.