La cupola di S. Pietro. 501 Porta: soltanto un romano, giudicavasi, poteva eseguire opera simile, che metteva nell’ombra persino le creazioni degli antichi.1 In una glorificazione poetica uscita allora dei fatti di Sisto V Vincenzo Eobardi dedicò versi entusiastici alla cupola.2 Angelo Bocca nella sua opera sulla Biblioteca Vaticana la celebra siccome unica al mondo.3 Nonostante il caldo dell’estate si continuò a lavorare e così prima di morire Sisto dal palazzo del Quirinale potè ammirare la più bella e nobile linea di contorno che giammai sia stata eseguita in architettura. Rimanevano allora soltanto la copertura in piombo, il mosaico dell’interno e la lanterna.1 Nella storia della chiesa di S. Pietro si riflettono le vicende del papato nell’età moderna. Cominciata alla vigilia del grande scisma, che staccò dal centro dell’unità vasti territorii in Europa, l’attività intorno ad essa si raffreddò a causa della tempestosa situazione, per ripigliare energica sotto Paolo III dopo l’inizio della riforma interna della Chiesa. Mentre il Concilio Tridentino nuovamente consolidava, univa e purgava la Chiesa profondamente scossa, anche il nuovo S. Pietro saliva sempre più poderoso in alto sotto la direzione disinteressata di Michelangelo. Attuatasi la riforma cattolica nell’Europa meridionale e rassodatesi anche al di là delle Alpi le condizioni della Chiesa, in Germania, nei Paesi Bassi ed in Francia, la vittoria della Chiesa trovò la sua espressione anche nell’arte. Il miracolo dell’architettura ebbe il suo compimento ideale col Pantheon trasportato in aria. Toccò al più energico dei papi della restaurazione cattolica di compiere l’aspirazione degli artisti del Rinascimento e di condurre a termine la maggiore e più possente opera di Michelangelo.5 Libera e leggiera come un globo celeste la gigantesca cupola si eleva colla solenne maestà d’una padrona del mondo nell’azzurro del cielo meridionale. Parole non possono descrivere la nobiltà, l’armonia e l’imponente volo di quest’opera, forse la più ardita di tutti i tempi. In ogni momento dell’anno e del giorno la cupola di S. Pietro presenta nuove bellezze: penetrino nelle finestre del suo tamburo le luci dell’aurora, o gli ardori meridiani, o il sole al suo tramonto, oppure l’adombrino oscure nubi di pioggia e tempeste, essa dà un effetto del tutto particolare, anche se il plumbeo cielo dello scirocco s’adagia Sull’Eterna Città. Sommamente bella appare quando in primavera dopo un 1 Vedi Paglione 76. 2 Tollitur aetherias tliolus admirandus in auras (etc.) V. Robabdi, Sixti Ygesta quinquennalia, Romae 1590. Cfr. anche la poesia di Silvio Antoniano presso Tempesti II, 25. 3 Rocca 417. 4 Cfr. Orbaax, Avvisi 312. 5 Vedi Duem, Baulcunst der Renaissance 496.