VI regioni e città d’Italia, come in Sardegna, a Napoli, a Gaeta, si costituiranno delle vere e proprie dinastie di duces o di iudices. Quasi nessuna traccia è rimasta in Istria 4) dei defensores e dei curatores delle città, eletti tra i principales dal vescovo, dal clero e dagli honestiores dei cittadini; del resto in tutta l’Italia sembra sparire la curia già prima della metà del VII secolo, e contemporaneamente cessa ogni menzione dei duumviri antichi. Nel 568 s’abbattè su Trieste la furia longobarda, che recò certo gravi danni materiali : è probabile che risalga a quell’ anno la distruzione degli acquedotti romani e degli edifici del colle capitolino. Ma la brevissima occupazione non depresse gli animi. Gravida di conseguenze fu la spedizione vittoriosa di Agilulfo, che, sottomettendo fra il 601 e il 603 la terraferma veneta, ruppe la continuità territoriale fra la Venezia e l’Istria: se pur non ne derivò subito uno sdoppiamento di giurisdizione, forse il centro politico e militare si spostò, in un primo tempo, verso l’Istria e Pola. Nella circo-scrizione ecclesiastica il nuovo assetto territoriale rafforzò il recente patriarcato di Grado, che allacciò a sè le diocesi di terra bizantina, rimanendo all’ Aquileiese quei vescovi suffraganei che si trovarono ormai nell’ àmbito de! regno longobardo. La pericolosa vicinanza dei Longobardi contribuì ad un’ intensa militarizzazione della provincia. È probabile che, aggiuntesi dal 611 le scorrerie slave alla minaccia longobarda, sia stato creato allora un maestro dei militi per l’Istria, distinto da quello della laguna veneta: certo un magister militimi istriano appare già nel 598. 5) Se è vero che ancora ai tempi di Gregorio I (590-604) un defensor e un clarissimus appaiono in una città istriana, ritengo tuttavia giusta la supposizione del Tamaro, 6) che poco dopo il 611 il municipio di Tergestum fosse stato ridotto a quel «numerus tergestinus» che è nominato nel placito del Risano. Ecco la prima vera crisi del reggimento di Trieste. Non credo, infatti, che accanto alla ferrea podestà del tribuno militare potesse ancora sussistere il municipio antico, proprio mentre la distinzione fra potere civile e potere militare, cara a Giustiniano, scompariva dovunque dinanzi alla necessità delle cose. I tribuni, che comandavano i numeri o tagmata, riunivano in sè la custodia civitatis, l’amministrazione delle finanze e della giustizia, e convocavano il popolo. Sarà interessante notare che accanto o al posto del tribuno stava un vicario o loco-posito, che erano loro subalterni i topoteretài o lociservatores e i domestici, e che di solito un numero contava da 3 a 400 uomini. 7) I numeri si riverberavano sulle città, mentre nel territorio, nei vici retti dagli ufficiali subai-