XV il Vergottini: 52) «A Trieste lo sviluppo è molto più lento, appunto perchè nel 1100 la città non deve strappare l’autonomia ai marchesi d’Istria,... lontani dalla provincia e assorbiti dalla partecipazione alla grande politica imperiale, ma ai propri vescovi, più sicuro, perchè ai marchesi laici subentrano nel 1200 i marchesi patriarchi, che portano nuove energie all’ autorità provinciale decaduta, a Trieste invece il moto d’emancipazione si trova sempre di fronte il solo potere vescovile che otterrà troppo tardi l’aiuto del Patriarca.» Correvano, per la nostra regione, anni agitati. Le città erano premute dai Patriarchi, dai conti di Gorizia e d’Istria e, per mare, da Venezia. Tra il 1145 e il 1149 Bernardo, vescovo di Trieste, guerreggiò con Muggia, Capodistria, Isola e Pirano, che gli negavano le decime; la contesa fu composta a Pola da Corrado III e Bernardo ne uscì piuttosto male.23) Le gravi spese militari, i danni e l’insuccesso non giovarono certo all’ autorità vescovile e provocarono dissidi fra il Comune e il bellicoso presule. Non molto dopo, nel 1190, il clero e il popolo di Trieste chiesero che fosse reso loro il diritto d’eleggere il Vescovo, diritto cui già nel 1051 Enrico IV aveva conferito al Patriarca per i vescovati di Trieste e di Parenzo. Due anni dopo furono esauditi dal pontefice, e il Patriarca confermò Voscalco, da loro eletto. Ma, ad onta degli screzi, che spesso nascevano, l’esser sede vescovile era considerato un onore e un fattore di potenza. Infatti Capodistria, da due sccoli priva d’ un proprio antistite e riunita alla diocesi di Trieste, impetrò nel 1186 il ripristinamento del suo vescovado, e lo dotò del reddito di cinquecento vigne e d’ altri fondi rustici e con la decima dell’ olio. In quest’ occasione ci si presenta il primo podestà istriano, con tre consoli; la piena autonomia era stata conquistata già nel 1150 da Pola, retta da una balìa di nobili. Nel 1192 il regime podestarile e consolare appare anche a Pirano, indi lo ritroviamo a Pola (1199), mentre Parenzo ha ancora un gastaldo con tre rettori. Trieste continua ad avere gastaldi per tutto il secolo: il Ri-paldo del 1139 ricompare dopo tredici anni, e un Vitale è gastaldo nel 1184 e nel 1202, 1’ anno dell’ approdo di Enrico Dandolo. E anche nel Dugento si notano gastaldi, Mauro (1233 e 1237) ed Ernusto (1257). Verso la metà del XII secolo parecchie città della costa istriana avevano promesso a Venezia tributi e favori, pegni di fidelitas. Forse anche Trieste le aveva imitate, ma, se pur aveva promesso, poi alla promessa venne meno. Chè nell’autunno del 1202, trovandosi a Pirano Enrico Dandolo, i triestini, timorosi di rappresàglie e di punizioni, mandarono al grande ve-