DEGLI USCOCHI 101 era per la sua bestialità, alla quale si dava titolo di valore, così presso a’ Principi, come presso alla milizia, non aveva ardito di mettervi mano il Kabatta, dubitando di causare maggior tumulto. Pensò dunque con questo mezzo, o eli’ egli come audacissimo avesse a lasciar la vita in quella impresa, o ad acquistarsi tali premj, ed onori di virtù militare, che avesse poi a sdegnarsi di contaminarli con infami ladronecci. Si partì Giurissa contento del carico, e del danaro, con cui lo aveva sovvenuto il commissario, e con opinione, ch’egli con quella squadra d’uomini feroci, ed atti ad ogni fatica militare, fosse per segnalarsi notabilmente. Ma giunto in Carlistot fu dagli emuli del Kabatta dissuaso dell’andata, con dirgli, eh’ egli come un altro Uria veniva mandato a manifesta morte, da chi non era ancor sazio del sangue degli Uscochi, e che ormai i Principi erano certi di questo, nè volevano lasciare tanti uomini valorosi invendicati, morti ingiustamente, e perciò non era per di-piacere loro affronto alcuno, o termine di disubbidienza, che s’usasse contra il commissario. Sollecitali da così acuto stimolo non solo Giurissa, ma ancor tutti i suoi se ne ritornarono senz’ altro a Segna, ove sparsero le voci penetrate nell’orecchie, e ne’cuòri loro in segreti conventicoli, ne potè il Ciabatta per allora far altro che dissimulare, aspettando miglior occasione, la quale gli venne indi a poco; che posta la mano sopra Giurissa lo fèCe chiudere in un fondo di torre con animo risolutissimo di dargli il meritato gastigo; nè volle muoversi alle gagliarde istanze, nè finalmente alle aperte minacce, nelle quali ardivano que-