|66 STORIA rei che quella fosse siala cosa incivile, ed inusitata, eziandio nelle guerre intimate, dove quantunque sieno stimati leciti tutti gl’atti «’ostilità, da nessuno mai sono state approvate le villanie, nè le macchinazioni insidiose, alcune poche volte sono passati i principi supremi a dichiarar ribelli i proprj sudditi, per arme prese contro di loro, ma non si vedrà esempio, che sia stato simile termine usato verso i capitani del nemico, non che un privato vassallo possessore precario d’una piccola giurisdizione possa arrogarsi di procedere con ordine di giudizio forense eontra un capo militare. Ma da questo irritato il provveditore per privata, e pubblica vendetta, deliberò corrisponder al Pel azzo con un simile bando, e pubblicarlo nella propria giurisdizione di quello; ed a questo effetto poste insieme tutte le sue genti entrò nella villa di S. Odorico sotto S. Servolo, nella quale trovato contrasto gagliardo di molte persone di quella , ed altre villette vicine raunate, e guidate dal prete, combattè con quelle, al qual conflitto succedette anche l’abbruciamento de’luoghi, rimasta intatta solamente la muda, eh’ è in quella contrada una gran fabbrica, dove si riscuotono le decime de’ grani, dazj, ed altre entrate di sua altezza, innanzi la quale passato il provveditore colla sua gente pacificamente senza alcuna offesa, fece pubblicare il bando contra il Petazzo co’ medesimi termini da lui usati. Ma mentre era oltre il torrente della Rosanda confine tra i territorj arciducale di Trieste, e Veneto di Muglia, fu dalle genti di quei luoghi avvertito, che in quelle marine erano certe saline dal Petazzo fabbricate; e che alla bocca della Ro-