DEGLI T.*SCC CHI lo3 approvazione, dimostrata nell’avere ricettati i malfattori. Se gli Uscochi per vendicar la morte de’ compagni hanno usata la crudeltà contra i soldati e padrone della galea, quando bene ciò Valesse per scusa loro, non sarebbe buono pei* ¡scusar il governo di Segna dal conceder loro la facollà di predare, dal riceverli colla galea* dal portare le robe e munizioni nella città, dal distendere le artiglierie sulle muraglie. Queste opere non possono aver il primo moto dagli Uscochi, ma da chi governa Segna, i quali oltre di ciò anche nella presa della galea e morte de’soldati e del sopracomito, non si possono scusare di non ater parte, almeno in quanto hanno assicurato e participato con chi ha commesso le scelleratezze. Ma Nicolò Frangipane capitano di Segna, che era allora alla corte per aver danari da pagare i soldati, passò immediate a Novi sua terra, e raccolti cinquanta buoni uomini, con quelli accompagnato andò a Segna. Chiamò a sè in castello sotto la fede i principali intervenuti alla presa della galea, e da loro pigliò informazione del successo * e ne formò processo, il quale mandò alla corte di Gratz in diligenza. Visitò anche l’artiglieria, posta sopra le muraglie, non facendo dimostrazione alcuna di approvare o non approvare il fatto. 11 generai veneto per bene certificarsi se il solo vicecapitano Deleo tra i ministri fosse in colpa, udito l’arrivo del Frangipane, mandò in Segna persona espressa con lettere sue, dimandando la restituzione della galea e delle robe, e spezialmente delle artiglierie, attesa la buona intelligenza ed amicizia tra i Principi, e l’accordo ultimamente seguito. Dal capitano fu risposto