68 STORTA era destinato Conte, ne era stato spogliato dai maledetti Uscochi nel cammino: onde i sudditi arciducali di quei contorni afflitti da sì fatti danni, e temendo sempre di peggio, dopo il primo ricorso, che fecero all’ Arciduca Ferdinando, che gli liberasse da tante oppressioni) e provvedesse, che gli Uscochi non fossero causa della distruzione di tutto il paese, nel quali tempo era stato loro risposto con termini generali, che non si prometteva se non tardo rimedio, ed incerto, ma si confortava alla pazienza; rinnovarono poi l’istanza con concetti più veementi, mostrando, che non era più possibile sofferir tante rovine per colpa di pochi masnadieri, e che essi sarebbono sforzati a metter alle cose loro altro compenso, se si differiva la provvisione, e pareva veramente, che andando le faccende più in lungo, se ne potesse temere qualche rivolla; però essendosi già perle mol-' tiplicate istanze del Papa e per le replicate proposte deiTambasciadore, deliberalo in Coite cesarea di commettere con ima assoluta autorità tutto il negozio all’Arciduca, spediti furono finalmente i dispacci dappoi, che Cesare, s’aveva levati d* attorno quelli, che erano creduti disturbatori di sì buon consiglio. L’Arciduca senza perdervi, più tempo, avendo sempre desiderato di liberar la sua Casa da un tanto obbrobrio, volle fra tutti i ministri suoi Giuseppe habatta suo consigliere, e vìcedotnino nel Ducato di Carniola, di cui gli fece menziono di sopra, e contra 1’ instituto della Casa d’Austria, lo deputò solo, ed unico commissario, con libera podestà all’accomodamento degl’invecchiali contrasti, al castigo degli assassini, con ordine di dar soddisfazione tale olla Repubblica