6a STORIA mente (non mirando quanto importava tira nuova guerra addosso alla Casa d’Austria, co me erano stati soli autori dell’ altra co’ Tui chi) sopra l’Istria, e con terrore di manifest guerra, non che di ruberie e saccomanni, en trarono ne1 luoghi murati, ed affissero stendard Imperiali, saccheggiarono le terre e le castella e fecero fino de’prigioni; onde fu ammirata li discrezione e sapienza Veneta di saper divora oltraggi tali, e non venire per le cagioni narrati di sopra a manifesta rottura ; provvide ella ben sì con subiti soccorsi alla sicurezza de’ suoi sud diti, inviando quel numero di cavalli e fanti che pareva necessario al bisogno, il governi della qual gente, e di tutto il maneggio dell’impresa fu dato a Francesco Cornaro, gentiluomo giovine, ma che nel carico di Pioveditor della Cavalleria di Dalmazia aveva dati segni chiari di maturo giudizio e d’una incorrotti fede nel negozio de’ danari pubblici, le quali viriù l’avevano rendu to maravigliosamente grato al General Donato, il quale lo predicava con continue lodi, ovunque occorreva, ed insieme colla commissione di provvedere alla sicurezza delle terre dell’ Istria e di quei popoli, gli fi dato il comando di non assaltar però i luoghi dell’Arciduca su quel confine, ma di gastigai i malfattori, di vendicar l’ingiurie e di risarcir«' i danni, o pubblici o privati a misura colma ! il che egli andò eseguendo con tanta vigilanza! e con sì accorta maniera, che se gli Uscoclii trionfavano di qualche preda, tosto ne piangH vano i sudditi Arciducali, c maledicevano cfcjn n’era causa, accorgendosi di dover in bre^y (se non si accelerava il rimedio) rimaner tul|| distrutti, perchè non indovinavano che l'afl#