8 STORIA pitano di Segna nè da’ suoi Principi fu fattoJ motto alcuno, si certificò il Pasqualigo che fossero usciti senza il volere del capitano, c che l’uscita fosse anche male intesa da’Principi. E tanto più tenne questo per fermò, quanto che il Nunzio di Gratz fece opera col Nunzio di Venezia, che addimandasse in grazia i condannati alla galea, il che siccome credette essere proceduto per uffizj fatti dai ministri Arciducali di Gratz, indotti dall’antico affetto favorevole agli Uscochi, così l’aversi servito del mezzo d’altri, tacendo i Principi ed essi medesimi, lo stimò indizio di buona volontà loro all’osservanza delle cose accordate, poiché non presero alcuna protezione di quelli che avevano contravvenuto. E questa fu potissima ragione, per la quale il Pasqualigo giudicasse di poter partire, e che l’accordato potesse, se non perpetuamente, almeno per lungo tempo esser mantenuto. Ma contra la sua aspettazione in breve successe il contrario. Imperocché, rallentato dopo la sua partenza il rigore delle guardie, e diminuito il numero delle galee e barche gli anni passati tenute, come superflue, mentre i capitoli accordati si osservassero, gli Uscochi, preso il mancamento delle paghe, che sebbene promessegli, tuttavia non correvano, per una tacita licenza di procacciarsi il vivere per altra strada, ed incitati dal mal costume loro, e da qualche bisogno, parendo loro essere come posti in libertà, ed avendo connivenza il capitano, il quale senza paghe non poteva contenerli in uffìzio, fabbricate dicci barche grandi con sperone e poppa, ritornarono alle solite rapine 9 esercitandole però solo in terra contra