DEGLI USCOCHI 65 li Fiume colja medesima assistenza dell’ am* Kisciadore cattolico, magnificata, come meritava, l’aziono di sua altezza nel liberarlo, fece stanza, che lo fosse corrisposto colla liberazione degli Uscochi prigioni, e coll’apertura [lei commercio, così meritando la buona volontà Irli’arciduca, e lo azioni fatte già tanti anni in soddisfazione della Repubblica. Di Albona, c del frate più non parlò. Non è da tralasciare la narrazione dei concetti, usati da questo ministro per tre mesi, che dimorò in Venezia, potendo da quelli prendersi grande istruzione dei pensieri, che nudriscono quelli che hanno il governo dogli Uscochi, e delle massime, colle quali li reggono. Egli diceva di richiedere i prigioni, e la restituzione del commercio , solo per riputazione del suo signore, figurandolo desideroso di rimediare alle male operazioni degli Uscochi, ma impedito dal farlo per non mostrare d’esserne costretto per la prigionia dei suoi, e pel commercio levato alle terre, colla restituzione de1 quali gli sarebbe aperta la via, promettendo per nome di sua altezza, che allora si rimedicrebbe sì fattamente, che mai più non si sentirebbe molestia alcuna. Degli Uscochi diceva, che. sono gente fiera, ed indomita, che non si possono gasti-gare, che non si possono aver in mano, perchè si ritirano ai monti, onde essere di bisogno con dolcezza mitigarli più che reggerli con severità ; che colla rilassazione dei compagni, e restituzione del commercio si sarebbono addolciti, dove colle durezze si sarebbono ren-duti più contumaci; eh’erano 2000 in numero, nati, allevati, e fortificati in quei siti, che a sforzarli vi sarebbe bisogno di 20 mila sol-s Alt pi v. 11 5