DEGLI USCOCHI 91 abitar fra terra, onde veniva a reintegrarsi la buona amicizia, e buona vicinanza tra la Casa d’Austria e la Repubblica di Venezia; con tutto ciò però s’andavano suscitando ancora dall’u-na e 1’ altra parte alcune difficoltà, intorno al risarcimento de’ danni fatti al pubblico, od ai privati, ma accorgendosi lutti, che questo sarebbe un pelago da non ritrovarvi mai il fondo, si mise la cosa in silenzio. Sollecitava solamente il commissario, che i forti di Gliu-ba, e di San Marco fabbricali dal Donato si smantellassero; acciocché restasse più libero il commercio, poiché già si aveva rimediato, che non vi transitassero vascelli di corso; ma il Pasqualigo rispondeva, che questo conveniva, che si trattasse in Senato, ove non si sarebbe cosi facilmente risoluto di distruggere quei forti, rispettò ad altre occasioni, che potessero nascere, ma che avrebbe ben egli colla sua autorità dato ordine, che si lasciassero passare liberamente tutte le barche non armate, senza più riconoscerle, o cercar dove andassero, nè d’ onde venissero o ciò che potessero, e ciò doveva bastare alla libertà della navigazione, e lei commercio amichevole tra i sudditi det-1’una, e dell1 altra parte, tra’quali, e tra’Principi medesimi pareva, che dovesse correre nel- 1 avvenire migliore intelligenza, perchè l’accomodamento era piaciuto tanto a’ Veneziani, quanto agli Arciduchi, di che può addursi questi certo argomento, che dopo l’avviso, che n’ebbero i Principi austriaci, quantunque sia verisimile^ che ’1 Barbo avesse rappresentato gli avvenimenti secondo la sua propria passione, »oiidimeno fu al commissario rinnovata l’autorità, aggiungeidogli assolutamente il Capita-