IDEGM USCQCHI 4 1 ho si trovavano in Roma, onde pareva impostile, che non ne arrivasse il sentore ai Turili, e che non facessero le debite provvisioni ier assicurar la piazza. Tutla questa gente negoziava col segretario Iinuzio, il quale mentre aspettava la maturità legli altri più importanti disegni, soffriva que-te impertinenze al meglio che poteva, ma in-IJastidito dalle continue molestie del cavalier ^Bertucci, come egli era* tenuto per natura, per |ila moltitudine delle occupazioni, c per la poca inanità, collerico ed impaziente, se lo levò di-: h»anzi, accusandolo di presuntuoso, e, dicendogli che forse il governo di Glissa si darebbe | ad uomo di piti merito di lui e che non con-■veniva innanzi tempo pattuire della pelle del-l’orso non ancor preso, il Bertucci , il cui cammino s’empiva di fumo con poco fuoco, si voltò subito verso il. Barone di Norad, allora Ambasciadore dell'Imperadore di Roma, e gli espose tutto l’ordine della trattazione, mostrando che ella era già matura, ma glie il Minu-zio come suddito della Repubblica di Veneiia r impediva co’suoi consiglj. U Ambasciadore fseniz’ altro prestò fede a quello gli si diceva , massime che per altre cagioni era sospetta agli Imperiali la persona del Minuzio, ctfsi per esser egli nato suddito dei Veneziani, come per ?|esser dipendente da’Duchi di Baviera, tra i quali e la casa dy Austria correvano allora al-cuni dispareri, onde egli abbracciò il negozio, e subito supplicò il Papa che si contentasse di lasciar andar il Bertucci alla corte .cesarea, e che l’impresa di Glissa si tentasse a nome di sua Maestà; il che non fu diffìcile da ottenere, essendo ormai infastidita sua Beatitudine