DEf.Ll U'SCOCHI 9^ leggiere e disuguali ai meriti di si buon Cavaliere*,! servivano di materia agli emuli suoi per acBrlo, e metterlo in disgrazia de* Principi: ||tebè il Barbo trovando nella Corte di Gratz sccesi i cuori di molti ministri, spezialmente eretici, ¡strumenti reali del demonio, ed ini-tnini della pubblica quiete, cominciò ad accusare ropere del Rabatta, affermando, che egli, rorntto da’Veneziani, non aveva avuto altro fine, che di soddisfarli in pregiudizio di Cesare, iella Corona d’Ungheria, e della Casa d’Austria; onde a sola richiesta loro aveva fatto impiccare uomini valorosi, benemeriti, dandone litri, con tra ogni onorato costume de’Principi, in mano loro, o mettendoli in necessità di voltarsi a servire negli eserciti Turcheschi, con manifesto - pericolo che per la notiziaj che essi ivevàno del paese, e delle piazze, avesse a ;ader tutto quel confine in mano de’nemici. Di queste voci, e di questi maligni concetti empievano l’orecchie dell’Arciduca Ferdinando giovine d’ottima mente, e di rettissima intenzione, vero imitatore delia virtù di Carlo suo padre, e Ferdinando Imperadore suo avo, erede del nome, ma per 1’ età non ancora esperto delle fraudi cortigianesche, e degl’ interessi dei mali ministri, sebben per natura, e per religione nemicissimo degli eretici: movevasi adunque con tali artifizj ingannevoli l’animo del Principe, ma più quello dell’Arciduchessa sua madie, la quale più veniva coQihattuta da quelli, che sapevano, come essa poco prima era rimasta disgustata per aver egli cercato d’impedire il maritaggio dell’Arciduca colla figliuola del Duca di Baviera, la quale era nipote della medesima Arciduchessa; pel quale impedimento