DEGLI U9C0CHI 35 trage dei nemici del suo santo nome che nel nezzo del ponte cadesse un cavallo ferito, che hiuse il passo agli altri, nè ritrovandosi in anta fretta chi si pigliasse cura di farlo rile-are o di farlo cader nel fiume, fu cagione Iella morte di molti, perchè i Cristiani inanimii della inaspettata felicità, attendevano cogli irchibusi e colle spade a farne strage, onde i rurchi si gittavano precipitosamente nel filine. Le rive erano alte, 1* acqua grossa, il tu-nulto grande, la mano di Dio sdegnata, onde li tanto numero pochissimi si salvarono, pochi borirono di ferite rispetto a quelli che si annegarono, si perderono le bagaglie tutte e i ca-ralli; rimase morto trà gli all ri Àssan con un ino fratello, e i Cristiani allegri d’ una si me* norabile vittoria senza pur una minima per-lita, carichi di preda, ricuperarono indi a poco sisach, e cominciarono a sperar meglio di tutta a guerra, la quale ha portato in questo spazio li dieci anni varj avvenimenti certo, ma nondimeno tali, che ciascuno è tenuto di confessare, essersi manifestamente scoperti segni evi-lenti della protezione dcH’onnipotente Dio verso j Cristiani, perchè sono state espugnate le città [eali, rotti gli eserciti formati, messo in fuga 1 proprio gran Signore, nè si può dire che jjuesto sia stato fatlo con forze umane, le quali iono state sempre disuguali a quelle dell’ ini-jnico, deboli, con debolissimi consigli, con discordia continua ne’ campi, e con mancamenti miserabili ne* superiori, coll* insidie perpetue e polla perfidia maledetta degli Eretici che hanno tempre giurato Pesterminio degl’ Italiani, che |al paterno zelo di Clemente ottavo, del gran Duca di Toscana e d’altri Principi sono stati