DEGLI USCOCHI 53 vita sua secondo che si dirà a suo luogo) tosto s'accorse, che in Venezia non olterrebbe il suo intento, non avendo portato seco alcuna più certa, e più maturata deliberazione contra gli Uscochi, ed essendo quei Signori stati molti anni alla lunga trattenuti con varie speranze. Onde vedendo ora, che agli Austriaci premevano i proprj danni stare bbono saldi in volere, che la continuazione di quelli affrettasse i pensieri d’un sodo accomodamento. Disperando adunque il Rabatta di poter venir altrimenti a fine de’suoi disegni, si voltò a D. Inico di Mendozza, che allora risiedeva Ambasciadore in Venezia del Re Cattolico, ed era stato ricercato con lettere delPArciduca a congiungere gli uffizj suoi, e l’autorità del Re in questa 'causa.. Era Don Inico fratello dell’ Abiurante di Aragona, che in quei tempi si trovava prigione degli Stati in Fiandra, ed era Cavaliere versato negli studj, sopra il costume ordinario dogli Spagnuoli, ma forse meno versato ne1 maneggi grandi ed in quelle materie, ove suole esercitarsi la gelosia de’Principi: vedendo, che riuscivano privi di effetto gli uffizj del Rabatta, e che non erano di più efficacia i suoi, se non dava calore con qualche termine veeinen te, immaginandosi di dover in ogni modo far cosa grata al suo Re, che non solo per I’ antica parentela, e per i comuni interessi della Casa, ma anche per aver di fresco contratto naritaggio colla sorella delPArciduca, stava consuntissimo con sua Altezza, s’arrischiò di parar in Collegio (come se tale fosse l’ordine del ¡uo Re) in modo, che non levandosi gl’impe-limenti alle Città di Trieste e ili Fiume, e gli litri termini di ostilità, che si facevano verso