I 8o BTOltU guc e la virtù de* suoi maggiori, ed insierj Marco Marchctich, che era Vai vocia o rapita • di Ledenize, castello delle appartenenze di S | gna: aveva disegnato d’imprigionare nel med i simo tempo anche Giorgio Maslarda Raguse ; più scellerato e facinoroso degli altri: ma cj nel descriversi era passato con nome supp; ! sto, nè il Commissario lo riconosceva di fa i eia: ma quando seppe la fraude, mandò a chi ! inailo, essendo già. intorno a due ore di not! j ove egli che si sentiva reo di mille inaudi j misfatti* spezialmente d’avere dopo lo svaligi mento della fregata colle suppellettili del Gj naie Conte di Zara, confinati i marinaj soli ! le coperte, ed alzando la vela, spinta la bari in mare senza governo e sen^a custodia, a ri screzione dell’onde, e dei venti, fatto ver. mente barbaro ed orribile a raccontare, s’a® parecchiava colla scimitarra alla resistenza: n i fu prevenuto da Odoardo Locatello capila! delle milizie di Gorizia, che gli cacciò m stocco ne’ fianchi, col quale lo passò da bani ; in banda, lasciando poi, che i suoi soldati facessero in pezzi. Era il Maslarda fra i ! dei ladroni uno de’ più stimati e di maggi I seguito: nè la sua morte sarebbe per avvf; j tura stata senza qualche tumulto del popò se già non si fossero trovati gli animi ingoi1 brati da straordinario spavento. Il che intendendo prudentemente il coroni sario, per accrescer tenore sopra terrore, ! la medesima notte appiccar alle mura del c stello il Possidaria, ed il Marchetich, il cpf I spettacolo la mattina (ini d’atterrire la c,: tutta, nè alcuno si teneva più sicuro della' la, perchè ni uno era, che in propria coscia