6 Introduzione dominio del corpo; il primo grido di una letteratura russa nel vero senso della parola è un grido di liberazione lanciato da un nobile, Radiscev, che rinunzia ai suoi privilegi e desidera ripagare di fronte al popolo la colpa del privilegio secolare. E Puskin giovinetto, cui il grido di Radiscev è uno sprone, sogna anch’ egli che la schiavitù scompaia per sempre. E dopo di lui tutta una generazione di scrittori giura di non darsi pace fino a che l’infamia inumana non sia sradicata del tutto. Il « nobile penitente » è veramente una delle figure più salienti della letteratura russa da Radtécev fino a Leone Tolstoj. Il « nobile penitente » pone nella letteratura russa il problema della colpa. Ma accanto al « nobile penitente » che in fondo ha spiritualmente il dovere delia penitenza, non appena in lui si svegli la coscienza dell’ingiustizia del proprio privilegio, — e il gran merito di Radiscev fu di aver svegliata questa coscienza—un’altra figura sorge più interessante e più profondamente russa che non può essere spiegata se non ammettendo come già esistente nelle più intime fibre del popolo da cui nasce, il motivo spesso incosciente per cui agisce. È questa la figura del russo colto, dell’ « intellighent », che ha sofferto tutta la vita per l’improvviso svegliarsi d’una coscienza nuova, contro la quale si oppongono e l’ambiente e le circostanze, e che non ha goduto di nessun privilegio secolare, e pure sente il rimorso della situazione che egli stesso si è creata col proprio sacrificio, perchè i beni della sua cultura non sono divisi da tutti. L’ « intellighenzia » russa pone nella letteratura il problema della rinunzia al bene proprio in favore del bene generale, il problema della rinunzia al vantaggio materiale, personale, perchè esso venga diviso nella comunità, non importa se in tal modo si disperda fra troppi che forse per