77 terraferma. Di quando in quando si risentirono i riflessi del grande dramma, o con sfoghi repentini e violenti, o con lente e quasi occulte azioni, separate, distinte, apparentemente slegate e frammentarie. La loro funzione storica non fu soltanto povera espressione di interessi municipali : maturò nel quadro generale degli avvenimenti, a esso coerente e armonica. Per questo la storia locale, considerata isolatamente, non può esser ricca di grandi particolari, se non sporadicamente, e non sembra offrire nè continuità, nè unità di sviluppo. Anzi sembra svolgersi con saltuarietà, nell’alternativa di lunghe pause di calma e di improvvisi sussulti, che quelle interrompono, seminando rovine o suscitando temporanee catastrofi. Tra queste era compiuto il metodico assestamento ed era accelerata l’opera rinnovatrice. Cosi nella vita ecclesiastica, come nella vita civile. Nei momenti di clamore s’intrecciarono proteste, accuse e ritorsioni, ma tutto si acquietò. La situazione era cosifatta, che non consentiva una identica condotta in confronto di territori soggetti a reggimenti politici diversi. Bizantini e Longobardi non proposero come obbiettivo principale delle loro contese il possesso di questo territorio : esso sembrava povero di risorse militari e naturali. In questa provincia non era possibile sviluppare grandi azioni, quali si profilarono o a nord, contro Avari e Slavi, o a sud, nel cuore del dominio bizantino (1). La politica di piccole rappresaglie non potè impegnare a grandi opere, a iniziative vigorose di riscossa. Sfuggì alla conoscenza degli annotatori ; era però sufficente per tener desta e irritata l’inimicizia lungo il confine. Non tutte le offese erano trascurabili e tali da non lasciar adito a incidenti spiacevoli. Alla fine questi, accumulati insieme, crearono un’atmosfera assai greve, nella quale lo scoppio della tragedia diventò inevitabile con effetti dolorosi. S’intende, che non se ne deve esagerare l’ampiezza. Il fedele storico longobardo di taluno di questi episodi ha conservato ricordo. Così egli registrò il tiro birbone giocato in Oderzo, in tempo imprecisato, tra il 610 e il 616, dal patrizio ed esarca ravennate Gregorio (1) Cessi, Vicende bit., I, 162 sg. ; Caqgese, op. cit., p. 132 sgg.