L’«Oblòmov» e l’oblomovismo 79 finata campagna russa, dove tutto era prestabilito in modo che il padrone non dovesse esprimere neppure i propri desideri perchè le falangi di servi avevano già provveduto a soddisfarli, ottundendoli così ed impedendo che essi potessero rinnovarsi fuori del corso dell’abitudine, Oblòmov ha portato nella grande città, dove è venuto a stabilirsi col servo fedele, il peso di questa metodica opprimente uniformità e infingardaggine: la vita non può, non deve essere uniforme; ognuno deve portarvi il suo contributo individuale, particolare. Oblòmov lo ripete a se stesso e nella sua fantasia sogna di apportare questo contributo alla vita degli altri. Ma sogna, fantastica soltanto. Non appena le più piccole preoccupazioni dell’esistenza quotidiana vengono a battere alla sua porta, egli ne rimane esterrefatto e nasconde la testa sotto il lenzuolo per non vedere... la necessità di cambiar casa, di verificare i conti del proprio amministratore, ecc. Per descrivere il risveglio del suo eroe, e il primo schiarirsi delle sue fantasie, l’autore impiega cento pagine. Non è giusto ritenerle troppe. Non c’ è piega dell’esistenza interiore di questo eroe dell’immobilità, della stasi e del sonno che non meriti di essere analizzata, sezionata, messa in evidenza.. Perché la sua vita è questa e la descrizione di una delle sue mattine, è la descrizione di tutte quelle che l’hanno preceduta e di tutte quelle che le seguiranno, è la descrizione di tutta la vita di Oblòmov. Tanto più che anche quelle giornate, che apparentemente sono state diverse, hanno contribuito a creare questa, che è la vera giornata di Oblòmov, in cui anche le emozioni sentimentali poetiche hanno la loro vita, ma una vita di riflesso, che darà luogo ad una volontà interiore, incapace di comunicarsi anche al semplice movimento di un braccio o di una gamba. Si, Oblòmov ha avuto prima di questo abbandono ultimo e definitivo alla sua deliziosa malattia