52 La servitù della gleba nella lett. russa per cui non hanno nessun merito personale, non lo considerano come una colpa personale, individuale, diretta e non si ribellano ad esso. Ed egli stesso, in una pagina che è degna di essere conosciuta, aveva accennato alla ragione da cui era stato spinto a scrivere: « Io guardai intorno a me e la mia anima fu ferita dalle sofferenze umane; rivolsi lo sguardo dentro di me e vidi che le sventure dell’uomo provengono dall’uomo, e spesso soltanto perchè egli non considera direttamente gli oggetti che lo circondano. È possibile, domandai a me stesso, che la natura sia tanto avara verso i suoi figli, da nascondere in eterno a colui che pecca innocentemente, la verità? È possibile che questa terribile matrigna ci abbia creati per farci sentire solo le sventure e mai la beatitudine? La mia ragione palpitò a questo pensiero, e il mio cuore lo rigettò lontano da sè. Io trovai all’ uomo un consolatore in lui stesso: « leva il velo dagli occhi del tuo sentimento naturale, e sarai beato ». Questa voce della natura risuonò nel mio essere. Io mi riebbi dall’oppressione, in cui mi avevano gettato la mia sensibilità e compassione: io provai in me abbastanza forza per oppormi all’errore e una indicibile gioia ! Io sentii che è possibile ad ognuno partecipare al benessere dei suoi eguali. Questo è il pensiero che mi ha spinto a scrivere ». La data di pubblicazione del libro, 1790, non può lasciarci quasi alcun dubbio sulla spontaneità dei sentimenti espressi. Se una certa influenza delle idee umanitarie occidentali potè dunque esserci, essa vi fu in quanto che nell’aria c’era già l’eco di queste idee quali erano state espresse dai padri della rivoluzione francese. Ma il motivo è spontaneo, diretto, immediato. « E possibile — si domanda Radiscev — che la natura sia tanto avara verso i suoi figli da nascondere in eterno la verità a colui che pecca innocentemente? »