Sul teatro di Cèchov 23 pendeva dal fatto che eravamo innamorati di una sola idea. Dell’ idea del nuovo teatro. Nel meschino ambiente di una villa presso Mosca noi passavamo i giorni e le notti, lavoravamo, sognavamo. Quest’ idea ci agitava come qualche cosa di ancora vago, impreciso, ma bellissimo. Essa ci toglieva il sonno, la calma, ma ci dava una forza entusiastica e l’ardore. In che cosa consistesse quest’ idea del nuovo teatro, allora non lo sapevamo bene neppure noi stessi. Noi eravamo soltanto dei protestanti: contro tutto l’ampolloso, l’artefatto, il «teatrale», contro la tradizione stampata e imparata a memoria. E questa protesta comune, questo comune innamoramento misterioso, straordinario, ci univa e ci dava forza e fede » (1). Questa intima forza di coesione è ciò che diede il Teatro artistico la sua supremazia sul Piccolo Teatro. Ma di grandissima importanza fu altresì il metodo di lavoro a cui gli artisti si sottoposero nella loro preparazione, e sul quale è bene far parlare chi vi prese parte attiva (2). « La storia del lavoro creativo del Teatro artistico è in breve la seguente: il consiglio del Teatro, del quale fanno parte immancabilmente K. S. Stanislàvskij e V. I. Nemì-rovic-Dàncenko, accetta un lavoro teatrale per la rappresentazione, nomina il « régisseur », col suo consenso sceglie un pittore e distribuisce le parti. Poi il « régisseur » raccoglie tutti gli artisti che sono occupati nella rappresentazione e il pittore, qualche volta invita degli specialisti letterati e pittori estranei al teatro, e comincia una serie di conversazioni intorno all’opera. Così si stabilisce il leitmotiv dell’ opera da rappresentare, 1’ « azione che attra- (1) Sergio Bertenson, « Il Teatro artistico di Mosca > in: «Artisti del Teatro artistico di Mosca » (in russo), Praga, 1922. (2) S. Bertenson, op. cit.