30 Sul teatro di Cèchov con motivi puramente fisiologici. Ivànov è un individuo in cui ogni speranza è venuta meno. La vita sembra offrirgli tutte le possibilità di salvarsi, egli si inabissa sempre più. Mentre, sposo contento di una giovine ebrea che ha dovuto strappare addirittura ad una famiglia di fanatici per farla sua, sogna e lavora per costituirsi un’ esistenza utile e degna del suo lavoro, tutto ad un tratto le forze gli vengono meno ; e non ha più volontà come Andrea Efimic, e tollera che intorno a lui tutto vada in rovina, che una figura spregevole come il suo intendente, faccia cadere su di lui vergogna ed obbrobrio. Tuttavia il passato continua a colorarsi per lui di colori tanto più brillanti, quanto più egli si sente incapace e finito, ed è quando egli parla di questi suoi alti ideali che la buona e tenera Sàscia, tutta piena di poesia e di aspirazioni s’innamora di lui. Questo amore dovrebbe ridargli la forza perduta : la fede della fanciulla, fede pura, spontanea, irrompente da un cuore vergine e sincero, dovrebbe riaccendere in lui le energie passate, tanto più che la fatalità sembra aiutarlo. Morta la moglie, egli è libero di dare alla sua vita un nuovo indirizzo, di farla nuovamente vita. Invece nulla; come ha respinto una prima volta l’amore della fanciulla, ora che questo sta per attirarlo a sè completamente, egli respinge la vita. Lo svolgimento dell’ azione potrebbe anche riuscire iuteressante, ma Cèchov non sembra essersene preoccupato, ed il dramma si trascina per quattro atti senza che si riesca a fermare il proprio spirito in un punto della sconclusionata vita di Ivànov, per trarne deduzioni, per fissare un giudizio. Ed intanto nessun spettatore e nessun lettore non superficiale può negare ai quattro atti in cui Ivànov vagabonda, la loro enorme efficacia sullo spirito nostro. Non sono certe le disavventure di Ivànov quelle che ci colpiscono ed opprimono; è qualche altra cosa, di cui queste disavventure non