Sul teatro di Cèchov 37 stravaganza e l’insufficienza. Irina, per acquistare indi-pendenza si è fatla telegrafista. Essa sente che si è ingannata intorno al piacere della vita, che si congeda ormai dalla gioventù e dalla felicità e che l’avvenire è davanti a lei come un abisso. Egualmente insoddisfatta si sente Olga, che consuma le sue forze come maestra in un ginnasio. Tutte e tre sognano Mosca e si sentono soffocate dalla vita opprimente di provincia. Nel deserto di questa vita famigliare viene una ventata fresca con gli ufficiali di un reggimento acquartierato nella cittadina. Comincia un incrociarsi di sensazioni rapidamente strette e con la stessa rapidità sciolte tra gli ufficiali e le sorelle, le quali veramente non sanno quello che vogliono. Un originale, uu impiegato, che per lo meno provvisoriamente esce dal suo guscio e trova moglie, illumina le miserevoli condizioni della città, che nonostante i suoi centomila abitanti non ha mai prodotto a memoria d’ uomo un solo ingegno in qualsiasi campo, e dove solo si mangia e si beve, si dorme e si muore e dove le donne ingannano i loro mariti e questi fanno come se non vedessero. Il commento di questa filosofia occupa 1’ azione del dramma in molte scene staccate e non sufficientemente motivate. Nel terzo atto si parla di un incendio avvenuto nei pressi della casa, come di un simbolo della distruzione generale che vien prodotta negli animi degli uomini. Finalmente Irina è disposta a sposare uno dei tenenti, senza però amarlo, ma questo viene improvvisamente ammazzato in duello. Mentre i soldati con gli ufficiali e con la musica vanno via dalla città, le tre sorelle cercano di dimenticare la tristezza della loro esistenza nella rassegnazione e nel lavoro. È giusto dire che «Le tre sorelle» sperano senza al cuna speranza? È vero si, tutto crolla intorno a loro, ma perchè dire che è la disperazione e il pessimismo che